Inversione a U del Regno Unito, che affianca nuove misure contenitive alla Rule of Six. Il governo Johnson ha infatti disposto dei lockdown in alcune città inglesi, allo scopo di porre un freno alla preoccupante escalation dei contagi da coronavirus. Nella giornata di ieri, proprio il premier aveva fatto sapere che non avrebbe disposto misure restrittive fortemente contenitive come quella adottata nei mesi più duri della pandemia. Le circostanze, però, hanno costretto Downing Street a tornare sui propri passi e a disporre, nei luoghi più colpiti dalla recrudescenza del Covid-19, delle chiusure sul modello adottato dal governo irlandese per Dublino. Pub e locali con limitazioni d’orario e restrizioni sui contatti sociali fra il Tyneside e le West Midlands.
Regno Unito, il giro di vite
Il lockdown interesserà circa due milioni di persone, concentrate nei territori di Birmingham, Bolton e Leicester, oltre al suddetto Tyneside (North e South, compresa la città di Newcastle) e alle contee di Durham, Northumberland e Gateshead. Restrizioni necessarie, secondo il ministro della Sanità, Matt Hancock, alle preoccupante escalation di casi nei territori interessati. Secondo il ministro, infatti, si parla di una media fra 70 e 103 casi diagnosticati per ogni 100 mila abitanti. Ben al di sopra di quella nazionale. Quanto basta affinché Downing Street affianchi alla Rule of Six (che regola i contatti interni ed esterni a un massimo di sei persone).
Misure anti-chiusura
Secondo Matt Hancock, il governo inglese ha disposto “una risposta immediata” alle “preoccupazioni” per il coronavirus. Il quale, l’11 settembre scorso, ha visto l’indice R salire a 1,2, per la prima volta dal mese di marzo. Numeri che avevano già allertato il sistema sanitario britannico, che ora cerca di muoversi per tempo al fine di scongiurare un lockdown totale che, come ricordato dal primo ministro, significherebbe un disastro economico. Uno stop che sarebbe deleterio per chiunque, ma specialmente per chi ha un processo di Brexit in atto.