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Referendum: scontro totale sul voto degli italiani all’estero

Animi sempre più accesi in vista del referendum del 4 dicembre sulla riforma della Costituzione. Ad accendere la miccia stavolta è stato il Comitato per il No, durante una conferenza nella sede dell’associazione stampa estera.

“Se il Sì dovesse vincere e il voto dei cittadini italiani all’estero dovesse rivelarsi determinante – ha annunciato il presidente Alessandro Pace –  allora impugneremo questa consultazione davanti all’ufficio centrale del referendum, che è un organo giurisdizionale, e si andrebbe davanti alla Corte costituzionale“. Tale prerogativa, ha spiegato, è prevista dalla legge 352 del 1970, che disciplina proprio le consultazioni referendarie. “Il voto è personale, libero e segreto – ha aggiunto Pace -. Il modo con cui si vota all’estero non garantisce la segretezza, visto che la scheda arriva con una busta e l’esperienza ha già dimostrato che questa può essere manipolata. Il ricorso deciso collegialmente è una nostra ulteriore risorsa”. Il voto dei fuori sede è considerato una vera e propria minaccia dai sostenitori del No. Specie dopo che Matteo Renzi ha inviato lettere a 4 milioni di italiani all’estero chiedendo loro di sostenere il Sì. Iniziativa che potrebbe rompere gli equilibri descritti dai sondaggi, secondo cui il No sarebbe ancora in vantaggio.

Il premier si è affrettato a replicare. “Noi faremo campagna referendaria con il sorriso sulle labbra – ha sottolineato -. Noi andiamo nel merito del referendum, loro no. Perché se si entra nel merito non ce n’è per nessuno, loro ora tentano di buttarla in rissa, quindi calma e gesso”. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha invece parlato di “segno di debolezza” che non contribuisce “a rasserenare il dibattito”. I toni della campagna referendaria, ha aggiunto, “si stanno alzando troppo. Soprattutto sul web vedo un’aggressività da parte di alcuni sostenitori del No che non hanno paragone sul fronte del Sì”. Chi oggi vuole buttare a mare la riforma, ha avvertito, “l’ha già votata in Parlamento“.

L’invito a una maggiore moderazione non è stato evidentemente recepito da Beppe Grillo. Dopo aver definito “serial killer” i fautori della Renzi-Boschi il leader del Movimento 5 Stelle ha parlato del premier come di una “scrofa ferita che attacca chiunque veda. Ormai non argomenta, si dedica all’insulto gratuito e alla menzogna sistematica”. E questo perché ha una “paura fottuta del voto del 4 dicembre”. La risposta del capo del governo non si è lasciata attendere: “Ora Grillo ha detto che siamo una scrofa ferita. Se eravamo una scrofa sana cambiava qualcosa per lui? Quando ci dice serial killer, rispondiamo: bene, superiamo il Cnel, il bicameralismo paritario. Quando ci dice scrofa ferita prima si chiama il veterinario poi si dice: bene, il Cnel, il bicameralismo… Perché sulla scheda non c’è scritto volete essere una scrofa ferita Sì o No. Se dite No, non si cambia per sempre. Non fatevi fregare, leggete il quesito”.

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