E’ di almeno 21 vittime il bilancio del bombardamento russo vicino a Kharkiv. Lo ha riferito la procura della seconda città dell’Ucraina, nell’est del Paese. Il fuoco dell’artiglieria russa, inoltre, ha causato 25 feriti nella città di Merefa, ha reso noto l’ufficio del procuratore regionale. “Una scuola e un centro culturale sono stati distrutti. 21 persone sono rimaste uccise e 25 ferite, di cui 10 in gravi condizioni”, è stato spiegato.
Gli attacchi a Kharkiv
Il capo dell’amministrazione militare regionale di Kharkiv, Oleg Sinegubov, ha riferito che negli ultimi giorni le forze di occupazione russe hanno effettuato 49 attacchi nelle aree di Kharkiv. Lo afferma in un post sul canale Telegram citato dall’agenzia Unian. “Il nemico non smette di cercare di avanzare attraverso la città di Izyum, città dell’Oblast di Charkiv, nella parte orientale dell’Ucraina, ma senza successo”, ha aggiunto.
Le dichiarazioni del vescovo di Kharkiv
A Kharkiv si vive tutto il giorno “in bunker e rifugi sotterranei. È davvero pericoloso. Visitiamo regolarmente le persone nella stazione della metropolitana, dove vivono e dormono sui binari e nelle carrozze. Preghiamo lì insieme ad altri, cattolici e ortodossi insieme“. Lo riferisce il vescovo cattolico della città dell’Ucraina, mons. Pavlo Honcharuk, in una conversazione con la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. “Stiamo ricevendo aiuti umanitari – medicine, cibo, pannolini e così via – che ci stanno arrivando dall’Ucraina occidentale. Tutto arriva in piccoli autobus o automobili, che sono abbastanza poco appariscenti e riescono a cavarsela meglio. I grandi camion non possono attraversare le strade e i camionisti hanno paura di venire nell’Ucraina orientale”, dice ancora il vescovo. “Ogni giorno le persone vengono alla ricerca di un modo per abbandonare la città. Ci sono sparatorie continue, le finestre tremano come se i vetri stessero per cadere. Ci siamo abituati a un tale rumore“, dice ancora mons. Honcharuk. “In questo momento è importante pregare e sopravvivere per aiutare quelle persone che sono sole e non hanno nessun altro che le aiuti. C’è tanto bisogno, non solo di cose materiali, ma anche di bontà, di calore umano, di una parola gentile, di un abbraccio, di una telefonata… Così testimoniamo la presenza di Dio, il fatto che Lui è con noi. Questo è un modo per trasmettere il Vangelo. Questa è la nostra pastorale oggi. Ci sono tanti testimoni dell’amore. Qui stanno succedendo davvero tante cose molto belle”, conclude il vescovo.