Nel diritto processuale penale italiano l’intercettazione è qualificata come “mezzo di ricerca della prova tipico”. Ed è uno strumento fondamentale, perché serve non solo a individuare i criminali, ma soprattutto a scoperchiare quella rete di comunicazioni formalmente lecite tra politici, imprenditori e malavita che altrimenti sarebbe impossibile definire perché, come terminale, ha spesso atti pubblici altrettanto ineccepibili.
Ma queste operazioni hanno un costo, che non è basso. Nel 2014 il ministero della Giustizia ha speso ben 250 milioni di euro per le intercettazioni. La relazione sullo stato delle spese di giustizia trasmessa dal dicastero di via Arenula al Parlamento e relativa allo scorso anno e al primo semestre del 2015, è stata sviscerata dall’AdnKronos, e ne sono usciti dati interessanti. Si tratta di una cifra che mostra un trend costante dal 2012, quando le uscite furono analoghe, mentre un lieve calo ci fu nel 2013, con una spesa ferma a 237 milioni. Per quanto riguarda il 2015, i dati disponibili si fermano al primo quadrimestre e segnalano che finora sono stati effettuati pagamenti per 70 milioni.
Entrando più nello specifico, nel 2014 per intercettazioni di conversazioni e comunicazioni sono stati stanziati 227 milioni 801 mila 120 euro, ma alla fine dell’anno la spesa effettiva è stata come detto di circa 250 milioni. Tuttavia, proiettando lo sguardo ancora più indietro nel tempo rispetto a quanto evidenziato in precedenza, il trend delle uscite segnala un segno meno, passando dai 300/280 milioni, del 2009 e 2010, ai circa 260 milioni del 2011, fino a scendere a quota 250 milioni.
Quanto all’anno in corso, sono stati stanziati 200 milioni, rispetto ad una spesa che su base previsionale può essere quantificata in circa 235 milioni di euro. Una stima, spiega la relazione, che fa riferimento alle uscite del primo quadrimestre, circa 70 milioni, e agli ultimi tre esercizi.
“Anche per le intercettazioni, come per la generalità delle spese di Giustizia, si deve tener presente – afferma il documento di via Arenula – che non è possibile prevedere, con precisione, quella che potrà essere la spesa di un dato anno in quanto detta tipologia di spesa è fortemente condizionata da imprevedibili esigenze processuali, nonché dai tempi con cui gli uffici giudiziari procedono alla liquidazione delle fatture (che avviene con decreto del magistrato) che risentono, tra l’altro, della cronica carenza di personale amministrativo-contabile”.
Il ministero prevede comunque una riduzione, in attuazione di norme finanziarie relative alla riduzione dei costi di intercettazione che si sono susseguite negli anni. Così il decreto legge 95 del 2012 chiedeva al dicastero di via Arenula risparmi non inferiori a 25 milioni per quello stesso anno e a 40 milioni a decorrere dal 2013.
Ma già la Finanziaria per il 2008 prevedeva che il ministero della Giustizia avviasse entro quell’anno “la realizzazione di un sistema unico nazionale, articolato su base distrettuale di Corte d’Appello, delle intercettazioni telefoniche, ambientali e altre forme di comunicazione informatica o telematica disposte o autorizzate dall’autorità giudiziaria, anche attraverso la razionalizzazione delle attività attualmente svolte dagli uffici dell’amministrazione della Giustizia”.
La norma, non ancora attuata, “non ha precluso tuttavia – scrive la relazione ministeriale – di procedere comunque ad un monitoraggio della spesa di noleggio degli apparati di intercettazione sostenuta dai singoli uffici giudiziari. Come noto, infatti, il costo delle prestazioni fornite dalle ditte di noleggio non è allo stato regolamentato e pertanto sussiste la concreta possibilità che nell’assicurarsi i servizi di noleggio necessari alle attività di indagine, gli uffici possano acquisire prestazioni anche di identica natura e contenuto, a prezzi e tariffe non omogenee”.
“In una prospettiva di razionalizzazione dei costi, e in attesa dell’adozione, a livello normativo, di un sistema unico nazionale, il monitoraggio di tale spesa consentirà entro il prossimo mese di fornire agli uffici giudiziari utili informazioni circa i prezzi minimi e massimi in concreto praticati sul mercato, per identiche prestazioni. E’ altamente prevedibile che la diffusione di un tariffano per le principali prestazioni di noleggio degli apparati possa innestare meccanismi e prassi virtuosi volti al contenimento ulteriore dei costi delle prestazioni di noleggio”. Intercettare sì, ma con parsimonia. D’altra parte, sono sempre soldi dei cittadini.