Tra Russia e Turchia la tensione è alle stelle. L’abbattimento di un Su-24 da parte dell’aviazione di Ankara, che ha causato la morte di due piloti, rischia di scatenare una pericolosa escalation in un momento in cui il mondo ha bisogno di unità per contrastare la minaccia jihadista. E le ultime accuse lanciate da Vladimir Putin a Recepp Tayyip Erdogan, il quale secondo il leader del Cremlino commercerebbe illegalmente in petrolio con l’Isis, non fanno che alimentare la miccia. “Ankara si pentirà di quello che ha fatto”, ha minacciato Putin, “e non se la caverà solo con delle sanzioni commerciali”. “Forse solo Allah sa perché l’hanno fatto e probabilmente Allah ha deciso di punire la cricca turca al potere facendole perdere la ragione – ha ironizzato il presidente russo intervenendo al Cremlino nel suo discorso alla nazione, trasmesso in diretta tv. “Ma non è l’ultima volta che gli ricorderemo quello che hanno fatto, né l’ultima volta che si pentiranno di quello che hanno fatto”, ha tuonato tra gli applausi dei parlamentari e del governo.
“Se qualcuno pensa di cavarsela per un crimine di guerra così vile con il bando dei pomodori o con sanzioni nelle opere pubbliche, si sbaglia gravemente”, ha garantito, senza specificare le possibili ulteriori misure punitive. Ma poco dopo il ministro dell’energia russo, Aleksandr Novak, ha annunciato ufficialmente che i negoziati per il gasdotto russo-turco Turkish Stream sono sospesi, mentre la questione della costruzione della prima centrale nucleare turca resta aperta. Erdogan e il suo primo ministro, Ahmet Davutoglu, hanno già bussato questa settimana alle porte del Qatar e dell’ Azerbaigian nel tentativo di evitare eventuali stop nelle forniture energetiche: Ankara dipende dalla Russia per il 60% del suo fabbisogno di gas.
Il sultano vuol tenere testa allo zar. “Abbiamo in mano delle prove, cominceremo a rivelarle al mondo”, ha minacciato Erdogan, accusando a sua volta la Russia di essere coinvolta nel traffico di petrolio dell’Isis. E puntando il dito contro un uomo d’affari siriano, George Haswani, “titolare di un passaporto russo”, e di un “famoso giocatore di scacchi”, l’imprenditore Kirsan Ilyumzhinov, presidente della Federazione scacchistica internazionale dal 1995, oltre che ex presidente della Calmucchia, nel sud della Russia: entrambi sono stati sanzionati nei giorni scorsi dagli Usa.
Le accuse ad Ankara di complicità con l’Isis da parte di Mosca sono invece state liquidate dal premier Davutoglu come “propaganda in stile sovietico”. Intanto a Belgrado, a margine della conferenza ministeriale dell’Osce, il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov e quello turco Mevlut Cavusoglu si sono incontrati per la prima volta dall’abbattimento del jet russo, nel tentativo di tenere aperto un canale di comunicazione, dopo che Putin ha rifiutato di rispondere alle telefonate di Erdogan e di incontrarlo a Parigi a margine della conferenza Onu sul clima. Nessuna delle parti ha rilasciato dichiarazioni.
Cavusoglu, intervenendo ai lavori dell’ Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha comunque evocato ”l’incidente” del jet, che a suo avviso ”non deve essere confuso con la nostra lotta contro il nostro comune nemico, l’Isis, il terrorismo, e non deve essere strumentalizzato per obiettivi politici”. Ma per ora Putin esclude che Ankara possa essere un partner affidabile nel ”fronte internazionale comune” contro il Califfato, sotto l’egida dell’Onu, che e’ tornato ad invocare anche oggi, senza mai accennare al processo politico per uscire dalla crisi. “Questo significa nessuna protezione per i banditi, nessun doppio standard, nessun contatto con organizzazioni terroristiche di qualsiasi tipo, nessun tentativo di usarle per qualche fine personale, nessun business criminale, sanguinario con i terroristi”, ha sottolineato. Un quadro preoccupante su cui la diplomazia internazionale dovrà intervenire al più presto. La Turchia è un membro della Nato, storico alleato degli Stati Uniti. Un’aggressione russa sul suo territorio non sarebbe tollerata e la guerra totale diventerebbe inevitabile.