Pronto l’esoscheletro robot per la riabilitazione del braccio

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Un esoscheletro robotico motorizzato pensato per la riabilitazione delle braccia in seguito a operazioni chirurgiche o lesioni post-traumatiche, ma che getta le basi anche per future applicazioni su pazienti con disfunzioni motorie dovute ad ictus o a malattie neurodegenerative.

Lo ha realizzato il laboratorio congiunto Rehab Technologies Iit – Inail, frutto della collaborazione tra Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e il Centro di Riabilitazione Motoria dell’Inail di Volterra.

Float, il braccio meccanico

Il nuovo dispositivo, chiamato Float, ha già superato i primi test clinici e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Applied Sciences. “Float consente di proporre esercizi di riabilitazione variegati, dunque meno noiosi per i pazienti”, dichiara Lorenzo De Michieli, Responsabile di Rehab Technologies Iit-Inail.

L’esoscheletro unisce le caratteristiche dei dispositivi automatizzati di nuova generazione, come l’alta intensità degli esercizi proposti e la precisione nell’acquisizione dei parametri fisici e nella registrazione dei miglioramenti, con una nuova concezione di riabilitazione basata su un volume di lavoro maggiore rispetto a quello dei dispositivi tradizionali. Uno dei tratti distintivi di Float, infatti, è la presenza di un braccio di supporto che consente movimenti che coinvolgono tutto il corpo, ed una libertà di movimento del paziente decisamente più ampia rispetto ai robot riabilitativi per arto superiore già esistenti. Float, inoltre, è stato studiato per essere leggero, velocemente indossabile e facilmente adattabile, pensando ad esempio alle differenze di dimensioni e proporzioni tra uomo e donna. “Il percorso di riabilitazione della spalla dopo una lesione traumatica o un atto chirurgico è piuttosto lungo e impegnativo”, afferma Elisa Taglione, Direttrice Sanitaria del Centro di Riabilitazione motoria Inail di Volterra, ad Ansa. “Con lo sviluppo di Float abbiamo voluto realizzare un dispositivo in grado di ‘collaborare’ con il paziente e il fisioterapista”.

 

Milena Castigli: