Si allarga nuovamente il fronte delle proteste antirazziste in Nord America. Dopo l’ondata di furia popolare che ha travolto Kenosha, nel Wisconsin, dove la Polizia ha ferito il 29enne afroamericano Jacob Blake, anche a Portland torna a salire la tensione. Il Black Lives Matter, infatti, è tornato a riprendersi le strade, dando vita a una manifestazione di protesta che si è conclusa con l’uccisione di una persona, colpita da un proiettile durante le tensioni. Nella notte, il corteo dei dimostranti si è scontrato con un gruppo di sostenitori del presidente Donadl Trump, dando vita a scontri e tafferugli andati avanti per ore. Secondo quanto riferito, il colpo fatale sarebbe stato esploso alle 20.45: al momento, è in corso un’indagine per omicidio.
Il catino di Portland
La Polizia dell’Oregon ha riferito degli scontri, senza tuttavia precisare se la sparatoria sia avvenuta nell’ambito dei tafferugli o se rappresenti un caso isolato. Di sicuro, Portland è stato uno dei teatri principali delle agitazioni spontanee nate a seguito dell’uccisione di George Floyd, a Minneapolis. Tre lunghi mesi di cortei, scontri e tensioni nelle strade della città dell’Oregon, ricordata anche dallo stesso Trump durante il suo discorso d’accettazione della nomination repubblicana. Il presidente non aveva però fatto menzione a Kenosha e alle proteste per il ferimento di Jacob Blake. Questo, nonostante nelle stesse ore fosse avvenuto il colloquio fra il chief of staff della Casa Bianca, Meadows, e la madre del 29enne. Blake, colpito sette volte alla schiena, ha riportato gravissime lesioni alla colonna vertebrale, restando paralizzato, probabilmente in maniera permanente, dalla vita in giù.