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Pompei: rivenuta una nuova stanza destinata agli schiavi

Nuove scoperte nella città che nel 79 d.C. il Vesuvio ha ricoperto di lava

Gli scavi a Pompei continuano a riportare alla luce reperti fondamentali per ricostruire la quotidianità della città napoletana prima dell’eruzione dell’ottobre del 79 d.C.

Villa romana di Civita Giuliana

Una nuova stanza, con i suoi arredi, destinata agli schiavi. È l’ultima ‘sorpresa’ degli scavi in corso nella villa romana di Civita Giuliana, a circa 600 metri dalle mura dell’antica Pompei. Una situazione di precarietà e subalternità documentata da reperti unici perché posizionati lì dove erano in quella giornata i fine ottobre del 79 d.C., quando il Vesuvio seppellì le città ai suoi piedi.

Un’immagine di quasi 2000 anni fa, realizzata con la tecnica dei calchi, esistente solo a Pompei e dintorni. Materiali quali mobili e tessuti, nonché corpi di vittime dell’eruzione del 79 d.C., sono stati coperti dalla nube piroclastica, divenuta poi terreno solido mentre la materia organica decomposta ha lasciato un vuoto nel terreno: un’impronta che, riempita di gesso, ha rivelato la sua forma originaria.

Gerarchia della servitù

La nuova stanza, denominata ‘ambiente A’, si presenta diversa da quella già nota come ‘ambiente C’, ricostruita a novembre 2021 in cui erano posizionate tre brande e che fungeva al tempo stesso da ripostiglio. Quello che è emerso adesso fa pensare a una precisa gerarchia all’interno della servitù. Mentre uno dei due letti trovati in queste settimane è della stessa fattura di quelli nell’ambiente C, estremamente semplice e senza materasso, l’altro è di un tipo più confortevole e costoso, noto in bibliografia come letto a spalliera. Nella cinerite sono ancora visibili le tracce di decorazioni color rosso su due delle spalliere.

Cosa è stato trovato

Oltre ai due letti, nell’ambiente recentemente scavato ci sono due piccoli armadi, anch’essi conservati parzialmente come calchi, una serie di anfore e vasi di ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa di ferro. Il microscavo di vasi e anfore provenienti dall’ambiente C ha nel frattempo restituito tre roditori, due topolini in un’anfora e un ratto in una brocca, posizionata sotto uno dei letti e dalla quale sembra che l’animale cercasse di scappare quando morì nel flusso piroclastico dell’eruzione.

Dettagli che sottolineano ancora una volta le condizioni di disagio igienico in cui vivevano gli ultimi della società dell’epoca. L’esplorazione archeologica della villa di Civita Giuliana, già oggetto di scavi nel 1907-08, è cominciata nel 2017 con una collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei, quale ente competente per la tutela dell’area circostante la città antica, e la procura di Torre Annunziata, che insieme ai Carabinieri aveva scoperto scavi clandestini nell’area della Villa che andavano avanti da anni, arrivando a misure cautelari e processi penali e civili.

Zuchtriegel: ” Progettiamo un luogo che racconti la quotidianità degli ultimi”

“Sappiamo che i proprietari usavano diversi privilegi, tra cui anche la possibilità di formare una famiglia, seppure senza alcuna tutela legale, per legare alcuni schiavi più strettamente alla villa, anche con la finalità di averli come alleati nel sorvegliare gli altri. Quello che emerge qui è la struttura sociale della servitù che doveva impedire fughe e forme di resistenza, anche perché mancano tracce di grate, lucchetti e ceppi. Il controllo avveniva principalmente tramite l’organizzazione interna della servitù, e non tramite barriere e vincoli fisici – spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – siamo impegnati a continuare le ricerche e progettare la fruizione di un luogo che, come nessun altro del mondo antico racconta la quotidianità degli ultimi. In occasione della riapertura dell’Antiquarium di Boscoreale il prossimo autunno, prevediamo una sala per informare il pubblico sugli scavi in corso, gli stessi che, sotto la direzione del mio predecessore, Massimo Osanna, hanno portato alla scoperta del carro cerimoniale recentemente in mostra a Roma, alle Terme di Diocleziano. Vorrei ringraziare, oltre alla squadra impegnata nello scavo archeologico, la procura guidata da Nunzio Fragliasso per l’eccellente lavoro svolto”.

Sangiuliano: “Conferma delle necessità di proseguire la ricerca”

“Quanto ricostruito conferma la necessità di proseguire la ricerca scientifica in un luogo che, grazie all’opera della magistratura e dei Carabinieri, è stato strappato al saccheggio e al traffico illecito di beni archeologici per raccontare momenti notevoli della vita quotidiana dell’antichità. Quel che si sta apprendendo sulle condizioni materiali e sull’organizzazione sociale dell’epoca apre nuovi orizzonti agli studi storici e archeologici. Pompei rappresenta un unicum che tutto il mondo ci invidia. Conclusa l’operazione Grande Pompei, progettiamo nuove iniziative e nuovi finanziamenti per proseguire nella ricerca e nella tutela”. Lo scrive in una nota il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo l’annuncio del ritrovamento di un nuovo ambiente destinato agli scavi nella villa romana di Civita Giuliana, di cui attraverso calchi si sono recuperate anche gli arredamenti.

Osanna: “Esempio virtuoso di tutela del patrimonio”

“Le ricerche a Civita Giuliana sono un esempio virtuoso di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio. Una salda collaborazione tra il Ministero della Cultura, la procura di Torre Annunziata e le forze dell’ordine hanno già permesso di riportare alla luce un complesso imponente e i suoi straordinari arredi, tra cui il Carro della sposa”, commenta il direttore generale Musei del MiC, Massimo Osanna.

“Le nuove acquisizioni confermano la rilevanza del progetto”, aggiunge Osanna, “tali attività porteranno, spero presto, a restituire alla comunità pompeiana e ai pubblici tutti, un’area archeologica di grande importanza che racconta un altro tassello della biografia di persone, di diverse classi sociali, che hanno vissuto 2000 anni fa”.

Fonte: Agi

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