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“Poche garanzie”, l’Italia blocca il bilancio Ue

Nuove tensioni sull’asse Roma-Bruxelles. L’Italia ha infatti bloccato, ponendo la propria riserva, la revisione di medio termine del bilancio multiannuale dell’Ue nel Consiglio Affari Generali, la cui adozione richiede l’unanimità, dato che giudica insufficienti le risorse allocate a fronte di priorità indicate a livello politico, come la lotta alla disoccupazione giovanile e la sicurezza.

La scelta

Lo ha annunciato, entrando nella riunione del Gac (General Affairs Council, l’acronimo che nel gergo comunitario indica questa formazione del Consiglio Ue) il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, Sandro Gozi. “Abbiamo tenuto con coerenza la nostra linea – ha affermato – abbiamo confermato la nostra riserva sull’adozione della revisione del bilancio multiannuale, che senza l’accordo dell’Italia non può essere adottato perché richiede l’unanimità”.

Poche garanzie

Roma ha espresso la riserva “Perché riteniamo che sia una proposta su cui dobbiamo avere ancora molte garanzie sull’aumento delle risorse a favore delle nostre priorità. Penso alla sicurezza, penso alle risorse per i giovani, che sia lotta alla disoccupazione giovanile o Erasmus, penso a programmi di successo come Horizon 2020“. L’Italia, ha aggiunto, non può assolutamente “accettare delle riduzioni su questo e quindi non ritenevamo, su questo e sulla flessibilità del bilancio dell’Ue, cioè la capacità maggiore di reagire alle crisi, non ritenevamo che si fosse ancora arrivati ad un compromesso accettabile. Quindi abbiamo confermato che l’Italia si oppone al riesame del bilancio multiannuale”.

Non è un veto

Tuttavia, ha spiegato Gozi, non si tratta di un vero e proprio veto. “Oggi non era una votazione formale. Stiamo parlando della revisione di medio periodo del bilancio multinannuale: io spero che l’opposizione dell’Italia spinga l’Europa a essere coerente con se stessa, a mettere i soldi dove mette le parole”.

Stop alla tecnocrazia

In questi mesi, ha concluso, “l’Europa ha parlato di fare di più sulla sicurezza, sulla disoccupazione giovanile e di diventare meno burocratica e tecnocratica. Parlare di priorità politiche senza poi mettere risorse adeguate è un esercizio che non possiamo più sostenere”.

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