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Perù, missionaria laica italiana assassinata nel sonno: “E’ una martire”

Massacrata a colpi d’ascia, nel sonno, forse per un tentativo di rapina. Un crimine orrendo quello che ha visto vittima Nadia De Munari, cinquantenne di Schio, nel Vicentino, e missionaria volontaria in Perù, dove operava nel centro “Mamma mia” di Nuevo Chimbote, fondato da padre Ugo De Censi. Alcuni oggetti rubati, fra i quali due cellulari, e ferite gravissime, inflitte con un’arma ma soprattutto con crudeltà. Un delitto che si sarebbe consumato nel cuore della notte, all’interno di una casa che ospitava in quel momento altre cinque persone.

Missionaria e martire

Nel centro “Mamma mia”, Nadia si occupava di distribuzione di cibo e assistenza a minori e a madri bisognose. Una vera e propria consacrazione agli altri, iniziata tanti anni e fa e proseguita nel tempo con lo stesso impegno di sempre. Le condizioni di Nadia sono apparse subito gravissime: le testimonianze riferiscono di una frattura a un braccio, di un grave trauma cranico e ferite al volto. La donna è stata immediatamente trasferita nell’ospedale locale e in seguito a Lima, dove si è cercato di salvarla con un delicato intervento chirurgico, purtroppo senza successo. Anche un’altra donna sarebbe stata aggredita dai criminali e, come le altre persone presenti in casa, è stata ascoltata dalle Forze dell’ordine.

Il dolore

“Nadia – ricorda un concittadino che l’aveva introdotta al volontariato – era una persona buona, sensibile, sempre attenta ai bisogni degli altri, che nella sua dimensione di vita contavano più di ogni altra cosa materiale”. Nadia era inserita nell’ambito dell’operazione Mato Grosso, della quale faceva parte da oltre 10 anni. Al lutto si unisce anche la diocesi di Vicenza, che in una nota si stringe al dolore della famiglia De Munari. Il parroco di Schio, intervenuto all’Adnkronos, ha citato le parole della mamma di Nadia: “Ha detto che la figlia è una martire. Parole che non potrebbero essere più vere perché Nadia ha donato la sua vita, ci ha messo il sangue”.

Damiano Mattana

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