Era il 7 gennaio 2015 quando durante l’inverno parigino la redazione di Charlie Hebdo e il supermercato Hyper Cacher furono colpiti dagli attacchi Jihadisti. Oggi, ad oltre cinque anni di distanza da quei tragici momenti durante i quali morirono 17 persone, si è aperto il processo davanti alla corte d’assise speciale di Parigi.
14 accusati sul banco degli imputati
Il processo, con 14 accusati sul banco degli imputati, si svolge fra rigidissime misure di sicurezza e durerà fino al 10 novembre. I fratelli Kouachi e da Amédy Coulibaly furono gli autori degli attentati. Entrambi rimasero uccisi dalle forze speciali di polizia e gendarmeria. Oggi tutti gli imputati sono sospettati a diversi livelli di complicità e sostegno logistico agli autori delle stragi, che segnarono l’inizio di un’ondata di attentati senza precedenti nel paese.
In contumacia sono stati accusati Hayat Boumedienne, compagna di Coulibaly convertita al jihadismo e segnalata ancora alla macchia in Siria, e i fratelli Belhoucine, anch’essi scomparsi nei giorni che hanno preceduto le stragi e segnalati al confine fra Iraq e Siria.
I giornalisti di Charlie Hebdo hanno ripubblicato le vignette blasfeme
In aula presenti diversi sopravvissuti agli attentati, giornalisti o ex affiliati alla rivista Charlie Hebdo, che per l’inizio del processo ha ripubblicato le vignette blasfeme con le caricature di Maometto, che suscitarono le ire dei fondamentalisti islamici. Gli imputati sono in due gabbie di vetro attorniate da poliziotti con il volto coperto dai passamontagna. “Non dobbiamo aver paura – ha dichiarato l’avvocato di Charlie Hebdo, Richard Malka – né del terrorismo, né della libertà. In fondo, lo spirito di Charlie è quello di rifiutare la rinuncia alle nostre libertà, la rinuncia a ridere o a essere blasfemi”.