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Udienza, Papa: “Non si usi il grano dell’Ucraina come arma di guerra!”

Da Piazza San Pietro, il Papa ha proseguito il ciclo di catechesi sulla vecchiaia, incentrando la sua riflessione sul tema "Non mi abbandonare quando declinano le mie forze"

Presentiamo in diretta l’udienza Generale di Papa Francesco di questa mattina che, da Piazza San Pietro, ha proseguito il ciclo di catechesi sulla vecchiaia, incentrando la sua riflessione sul tema “Non mi abbandonare quando declinano le mie forze”. Video: Dicastero per la Comunicazione.

La catechesi del Papa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! La bella preghiera dell’anziano che troviamo nel Salmo 71 ci incoraggia a meditare sulla forte tensione che abita la condizione della vecchiaia, quando la memoria delle fatiche superate e delle benedizioni ricevute è messa alla prova della fede e della speranza”.

“La prova si presenta già di per sé con la debolezza che accompagna il passaggio attraverso la fragilità e la vulnerabilità dell’età avanzata. E il salmista – un anziano che si rivolge al Signore – menziona esplicitamente il fatto che questo processo diventa un’occasione di abbandono, di inganno, di prevaricazione e di prepotenza, che a volte si accaniscono sull’anziano. Una forma di viltà nella quale ci stiamo specializzando in questa nostra società”.

“Non manca, infatti, chi approfitta dell’età dell’anziano, per imbrogliarlo, per intimidirlo in mille modi. Spesso leggiamo sui giornali o ascoltiamo notizie di anziani che vengono raggirati senza scrupolo per impadronirsi dei loro risparmi; o che sono lasciati privi di protezione e abbandonati senza cure; oppure offesi da forme di disprezzo e intimiditi perché rinuncino ai loro diritti”. 

“L’anziano messo all’angolo dell’esistenza, succede spesso, nelle case e nelle famiglie – ha aggiunto il Pontefice a braccio  -. Anche nelle famiglie accadono tali crudeltà“.

L’intera società deve affrettarsi a prendersi cura dei suoi vecchi, sempre più numerosi, e spesso anche più abbandonati. Quando sentiamo di anziani che sono espropriati della loro autonomia, della loro sicurezza, persino della loro abitazione, comprendiamo che l’ambivalenza della società di oggi nei confronti dell’età anziana non è un problema di emergenze occasionali, ma un tratto di quella cultura dello scarto che avvelena il mondo in cui viviamo. L’anziano del salmo confida a Dio il suo sconforto: «Contro di me parlano i miei nemici, / coloro che mi spiano congiurano insieme / e dicono: “Dio lo ha abbandonato, / inseguitelo, prendetelo: nessuno lo libera!”».

Le conseguenze sono fatali. La vecchiaia non solo perde la sua dignità, ma si dubita persino che meriti di continuare. Così, siamo tutti tentati di nascondere la nostra vulnerabilità, di nascondere la nostra malattia, la nostra età, la nostra vecchiaia, perché temiamo che siano l’anticamera della nostra perdita di dignità. Domandiamoci: è umano indurre questo sentimento? Come mai la civiltà moderna, così progredita ed efficiente, è così a disagio nei confronti della malattia e della vecchiaia?

E come mai la politica, che si mostra tanto impegnata nel definire i limiti di una sopravvivenza dignitosa, nello stesso tempo è insensibile alla dignità di una affettuosa convivenza con i vecchi e i malati?

L’anziano del salmo, che vede la sua vecchiaia come una sconfitta, riscopre la fiducia nel Signore. Sente il bisogno di essere aiutato. E si rivolge a Dio. Sant’Agostino, commentando questo salmo, esorta l’anziano: «Non temere di essere abbandonato nella tua vecchiaia. […] Perché temi che [il Signore] ti abbandoni, che ti respinga nel tempo della vecchiaia, quando verrà meno la tua forza? Anzi, proprio allora sarà in te la sua forza, quando verrà meno la tua». E il salmista anziano invoca: «Liberami e difendimi, / tendi a me il tuo orecchio e salvami. / Sii tu la mia roccia, / una dimora sempre accessibile; / hai deciso di darmi salvezza: / davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!». L’invocazione testimonia la fedeltà di Dio e chiama in causa la sua capacità di scuotere le coscienze deviate dalla insensibilità per la parabola della vita mortale, che va custodita nella sua integrità. Prega ancora così: «O Dio, da me non stare lontano: / Dio mio, vieni presto in mio aiuto. / Siano svergognati e annientati quanti mi accusano, / siano coperti di insulti e d’infamia / quanti cercano la mia rovina».

In effetti, la vergogna dovrebbe cadere su coloro che approfittano della debolezza della malattia e della vecchiaia. La preghiera rinnova nel cuore dell’anziano la promessa della fedeltà e della benedizione di Dio. L’anziano riscopre la preghiera e ne testimonia la forza. Gesù, nei Vangeli, non respinge mai la preghiera di chi ha bisogno di essere aiutato. Gli anziani, a motivo della loro debolezza, possono insegnare a chi vive altre età della vita che tutti abbiamo bisogno di abbandonarci al Signore, di invocare il suo aiuto. In questo senso, tutti dobbiamo imparare dalla vecchiaia: sì, c’è un dono nell’essere vecchi inteso come abbandonarsi alle cure degli altri, a partire da Dio stesso.

C’è allora un “magistero della fragilità”, che la vecchiaia è in grado di rammentare in modo credibile per l’intero arco della vita umana. Questo magistero apre un orizzonte decisivo per la riforma della nostra stessa civiltà. Una riforma ormai indispensabile a beneficio della convivenza di tutti. L’emarginazione – concettuale e pratica – della vecchiaia corrompe tutte le stagioni della vita, non solo quella dell’anzianità. Il Signore conceda agli anziani che fanno parte della Chiesa la generosità di questa invocazione e di questa provocazione. Per il bene di tutti.

Papa: “Non si usi il grano dell’Ucraina come arma di guerra!”

Al termine dell’udienza generale di questo mercoledì, Papa Francesco ha rivolto un appello alla comunità internazionale perché si sblocchi la questione del grano fermo, a causa della guerra in corso, nei porti dell’Ucraina.

Queste le sue parole: “Desta grande preoccupazione il blocco dell’esportazione del grano dall’Ucraina, da cui dipende la vita di milioni di persone, specialmente i Paesi più poveri. Rivolgo un accorato appello affinché si faccia ogni sforzo per risolvere tale questione e per garantire il diritto umano universale a nutrirsi. Per favore, non si usi il grano, alimento di base, come arma di guerra!”.

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