La schiettezza di Papa Francesco è ormai nota e come suo solito non ha usato mezzi termini per denunciare i crimini contro l’umanità, così come questa mattina quando molto chiaramente ha parlato del caso dei migranti: “Respingerli è un atto di guerra”. Lo ha affermato in occasione dell’incontro con gli oltre 1500 ragazzi del Movimento Eucaristico Giovanile, prendendo spunto dal dramma che si sta consumando in Asia dove i rohingya, popolazione musulmana in fuga da Myanmar, viene cacciata da un Paese all’altro senza trovare accoglienza. “Quando arrivano a un porto, a una spiaggia, gli danno un pò d’acqua, un pò da mangiare e li cacciano via sul mare, questo è un conflitto non risolto, questo è guerra, questo si chiama violenza, si chiama uccidere”.
Rispondendo alle domande dei ragazzi del Movimento riuniti nell’Aula Paolo VI, il Pontefice sottolinea la precarietà di questo modo di agire per cui uccidere è il modo più facile per mettere fine ad un conflitto, ma non per intraprendere un cammino di pace. Per Francesco questo accade ogni qualvolta identità differenti si trovano a vivere insieme: “I veri conflitti sociali e culturali si risolvono col dialogo, ma prima con il rispetto dell’altra persona”.
Per superare queste crisi è importante avere come obiettivo l’unità: “Alla tv e sui giornali, vediamo disaccordi che non si sanno risolvere e finiscono in guerre perché una cultura non tollera l’altra”. A riguardo Bergoglio ha fatto riferimento anche all’integralismo cattolico come un male da evitare. L’atteggiamento verso chi non ha la nostra stessa fede deve essere di apertura. “Non è cattolico, non crede, ma tu – ha suggerito – rispettalo, cerca che cosa ha di buono, i valori che ha. Così i conflitti si risolvono con il rispetto delle identità”.
Rivolgendosi ai giovani e sottolineando la difficoltà di questo tempo, definito come “una terza guerra mondiale combattuta a pezzi”, Francesco ricorda che un segno grande di speranza è proprio quello di vedere “ragazzi che credono in Cristo, che credono che l’amore sia più forte dell’odio, che il rispetto sia più forte del conflitto, che l’armonia sia più forte delle tensioni, che la pace sia più forte della guerra. Questo è per me motivo di gioia” e salutandoli lancia un’ultima esortazione: “Coraggio e avanti, non andate in pensione a vent’anni”.