Papa: “La pace via di sviluppo essenziale, evitiamo il rafforzamento di blocchi contrapposti”

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Al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Nur-Sultan intorno alle ore 17.20, alle 13.20 circa ora di Roma, il Santo Padre Francesco è stato accolto dal presidente della Repubblica del Kazakhstan Kassym-Jomart K. Tokayev, poi al termine del loro incontro il Pontefice è stato trasferito in auto al palazzo presidenziale Ak Orda per la cerimonia di benvenuto, che ha avuto luogo circa un’ora dopo.  Alle ore 19.30 (15.30 ora di Roma), il Papa ha incontrato le autorità, la società civile e il corpo diplomatico presso l’Auditorium della Qazaq Concert Hall e, dopo il saluto del presidente della Repubblica del Kazakhstan, ha pronunciato il Suo discorso. Al termine dell’incontro, dopo essersi congedato dal Presidente della Repubblica, il Santo Padre si è trasferito in auto alla Nunziatura Apostolica del Kazakhstan.

Pellegrino di pace

“Sono onorato di essere qui con voi, in questa terra tanto estesa quanto antica, nella quale vengo come pellegrino di pace, in cerca di dialogo e di unità. Il nostro mondo ne ha urgente bisogno, ha bisogno di ritrovare armonia”, ha esordito il Pontefice. “Armonia che in questo Paese può essere ben raffigurata da uno strumento musicale tradizionale e caratteristico, di cui sono venuto a conoscenza: la dombra. Essa costituisce un emblema culturale e uno dei simboli più importanti del Kazakhstan, tanto che recentemente le è stata dedicata una giornata specifica. Vorrei assumere proprio la dombra come elemento attorno al quale articolare quanto desidero condividere con voi”, ha continuato. “Preparandomi a questo viaggio sono venuto a sapere che alcune versioni della dombra erano già suonate in epoca medioevale e che essa, lungo i secoli, ha accompagnato i racconti musicati di saghe e opere poetiche, collegando il passato al presente. Simbolo di continuità nella diversità, ritma dunque la memoria del Paese, e richiama così all’importanza, di fronte ai rapidi cambiamenti economici e sociali in corso, di non trascurare i legami con la vita di chi ci ha preceduto, anche attraverso quelle tradizioni che permettono di fare tesoro del passato e di valorizzare quanto si è ereditato. Penso, ad esempio, alla bella usanza qui diffusa di cuocere, il venerdì mattina, sette pani in onore degli antenati“, ha detto papa Francesco.

Le due corde parallele

“La memoria del Kazakhstan, che Papa Giovanni Paolo II, qui pellegrino, definì «Terra di martiri e di credenti, Terra di deportati e di eroi, Terra di pensatori e di artisti», reca impressa una gloriosa storia di cultura, umanità e sofferenza. Come non ricordare, in particolare, i campi di prigionia e le deportazioni di massa che hanno visto nelle città e nelle sconfinate steppe di queste regioni l’oppressione di tante popolazioni? Ma i kazaki non si sono lasciati imprigionare da questi soprusi: dalla memoria della reclusione è fiorita la cura per l’inclusione“, così il Pontefice. “In questa terra, percorsa fin dall’antichità da grandi spostamenti di popoli, il ricordo della sofferenza e delle prove sperimentate sia un bagaglio indispensabile per incamminarsi verso l’avvenire mettendo al primo posto la dignità dell’uomo, di ogni uomo, e di ogni gruppo etnico, sociale, religioso. Ritorniamo alla dombra: essa viene suonata pizzicando le sue due corde. Anche il Kazakhstan è caratterizzato dalla capacità di procedere creando armonia tra ‘due corde parallele’: temperature tanto rigide in inverno quanto elevate in estate; tradizione e progresso, ben simboleggiate dall’incontro di città storiche con altre moderne, come questa capitale”, ha sottolineato papa Francesco. “Soprattutto”, ha detto ancora il Santo Padre, “risuonano nel Paese le note di due anime, quella asiatica e quella europea, che ne fanno una permanente «missione di collegamento tra due continenti» «un ponte fra l’Europa e l’Asia», un «anello di congiunzione tra Oriente e Occidente». Le corde della dombra risuonano abitualmente insieme ad altri strumenti ad arco tipici di questi luoghi: l’armonia matura e cresce nell’insieme, nella coralità che rende armoniosa la vita sociale. «La fonte del successo è l’unità», recita un bel proverbio locale. Se ciò vale ovunque, qui in modo particolare: i circa centocinquanta gruppi etnici e le più di ottanta lingue presenti nel Paese, con storie, tradizioni culturali e religiose variegate, compongono una sinfonia straordinaria e fanno del Kazakhstan un laboratorio multi-etnico, multi-culturale e multi-religioso unico, rivelandone la peculiare vocazione, quella di essere Paese dell’incontro. Sono qui per sottolineare l’importanza e l’urgenza di tale aspetto, al quale sono chiamate a contribuire in modo particolare le religioni; perciò avrò l’onore di prendere parte al settimo Congresso dei Leader delle Religioni mondiali e tradizionali“.

La libertà

“Opportunamente la Costituzione del Kazakhstan, nel definirlo laico, prevede la libertà di religione e di credo. Una laicità sana, che riconosca il ruolo prezioso e insostituibile della religione e contrasti l’estremismo che la corrode, rappresenta una condizione essenziale per il trattamento equo di ogni cittadino, oltre che per favorire il senso di appartenenza al Paese da parte di tutte le sue componenti etniche, linguistiche, culturali e religiose”, ha evidenziato il Papa. “Le religioni, infatti, mentre svolgono il ruolo insostituibile di ricercare e testimoniare l’Assoluto, necessitano della libertà di esprimersi. E dunque la libertà religiosa costituisce l’alveo migliore per la convivenza civile. È un bisogno inscritto nel nome di questo popolo, nella parola ‘kazako’, che evoca proprio il camminare libero e indipendente” – ha proseguito papa Francesco – “la tutela della libertà, aspirazione scritta nel cuore di ogni uomo, unica condizione perché l’incontro tra le persone e i gruppi sia reale e non artificiale, si traduce nella società civile principalmente attraverso il riconoscimento dei diritti, accompagnati dai doveri. Vorrei esprimere apprezzamento, da questo punto di vista, per l’affermazione del valore della vita umana attraverso l’abolizione della pena di morte, in nome del diritto alla speranza per ciascun essere umano. Accanto a ciò, è importante garantire le libertà di pensiero, di coscienza e di espressione, per dare spazio al ruolo unico e paritario che ognuno riveste per l’insieme. Anche in questo può esserci di stimolo la dombra. Essa è principalmente uno strumento musicale popolare e, in quanto tale, comunica la bellezza di custodire il genio e la vivacità di un popolo. Ciò è affidato anzitutto alle autorità civili, prime responsabili nella promozione del bene comune, e si attua in modo speciale attraverso il sostegno alla democrazia, che costituisce la forma più adatta perché il potere si traduca in servizio a favore dell’intero popolo e non soltanto di pochi”.

Armonia e pace

“Ritorniamo per l’ultima volta alla dombra – diranno che questo Papa è musicista –. Essa accomuna il Kazakhstan a diversi Paesi dell’area circostante e contribuisce a diffonderne la cultura nel mondo. Auspico che, similmente, il nome di questo grande Paese continui a essere sinonimo di armonia e di pace. Il Kazakhstan si configura quale crocevia di rilevanti snodi geopolitici: esso, dunque, riveste un ruolo fondamentale nell’attenuare le conflittualità. Qui Giovanni Paolo II venne a seminare speranza subito dopo i tragici attentati del 2001. Io vi giungo nel corso della folle e tragica guerra originata dall’invasione dell’Ucraina, mentre altri scontri e minacce di conflitti mettono a repentaglio i nostri tempi. Vengo per amplificare il grido di tanti che implorano la pace, via di sviluppo essenziale per il nostro mondo globalizzato”, ha detto il Santo Padre. “E la pace è questo: una via di sviluppo essenziale per il nostro mondo globalizzato. È dunque sempre più pressante la necessità di allargare l’impegno diplomatico a favore del dialogo e dell’incontro, perché il problema di qualcuno è oggi problema di tutti, e chi al mondo detiene più potere ha più responsabilità nei riguardi degli altri, specialmente dei Paesi messi maggiormente in crisi da logiche conflittuali. A questo si dovrebbe guardare, non solo agli interessi che ricadono a proprio vantaggio. È l’ora di evitare l’accentuarsi di rivalità e il rafforzamento di blocchi contrapposti. Abbiamo bisogno di leader che, a livello internazionale, permettano ai popoli di comprendersi e dialogare, e generino un nuovo “spirito di Helsinki”, la volontà di rafforzare il multilateralismo, di costruire un mondo più stabile e pacifico pensando alle nuove generazioni. E per fare questo occorre comprensione, pazienza e dialogo con tutti. Ripeto, con tutti”, ha aggiunto papa Francesco. Proprio pensando all’impegno globale per la pace, esprimo vivo apprezzamento per la rinuncia agli armamenti nucleari che questo Paese ha intrapreso con decisione; così come per lo sviluppo di politiche energetiche e ambientali incentrate sulla decarbonizzazione e sull’investimento in fonti pulite, che l’Esposizione internazionale di cinque anni fa ha messo in risalto. Insieme all’attenzione per il dialogo interreligioso, sono semi concreti di speranza piantati nel comune terreno dell’umanità, che sta a noi coltivare per le generazioni a venire; per i giovani, ai cui desideri occorre guardare per intraprendere le scelte di oggi e di domani. La Santa Sede vi è vicina in questo percorso: subito dopo l’indipendenza del Paese, trent’anni fa, sono state allacciate relazioni diplomatiche e sono lieto di visitare il Paese nell’imminenza di questo anniversario. Assicuro che i cattolici, presenti in Asia centrale fin da tempi antichi, desiderano continuare a testimoniare lo spirito di apertura e rispettoso dialogo che distingue questa terra. E lo fanno senza spirito di proselitismo. Signor Presidente, cari amici, vi ringrazio per l’accoglienza che mi avete riservato e che rivela il vostro ben noto senso di ospitalità, nonché per l’opportunità di trascorrere questi giorni di dialogo fraterno insieme ai leader di molte religioni. L’Altissimo benedica la vocazione di pace e unità del Kazakhstan, Paese dell’incontro. A voi, che avete la responsabilità prioritaria del bene comune, e ad ogni suo abitante, esprimo la mia gioia di essere qui e la volontà di accompagnare con la preghiera e la vicinanza ogni sforzo per un futuro prospero e armonioso di questo grande Paese. Raqmét! (grazie)”, ha concluso il Pontefice.

Lorenzo Cipolla: