“Tutto ha avuto inizio dalla Parola che Dio ci ha rivolto. In Cristo, sua Parola eterna, il Padre ‘ci ha scelti prima della creazione del mondo'”. E’ un invito importante quello che Papa Francesco rivolge nella terza Domenica del tempo dedicata all’approfondimento della Scrittura. Un invito a interpretare la Parola per ciò che è davvero. La Sacra Scrittura “non ci è stata data per intrattenerci, per coccolarci in una spiritualità angelica, ma per uscire incontro agli altri e accostarci alle loro ferite”.
E’ un’esortazione continua a uscire allo scoperto, a “non nasconderci dietro la complessità dei problemi” ma “ad agire, a unire il culto di Dio e la cura dell’uomo”. Così come il sacerdote Esdra pone in alto il libro della Legge di Dio, Gesù apre il rotolo della Sacra Scrittura e legge davanti a tutti, nella sinagoga di Nazaret. Due gesti paralleli “che ci comunicano una realtà fondamentale: al centro della vita del popolo santo di Dio e del cammino della fede non ci siamo noi, con le nostre parole. Al centro c’è Dio con la sua Parola”.
La Parola svela il volto di Dio
Un altro invito del Santo Padre è a tenere lo sguardo fisso su Gesù, così come le persone presenti nella sinagoga. “La Parola svela Dio e la Parola ci porta all’uomo… Attraverso le Scritture, Gesù ci svela il volto di Dio come di Colui che si prende cura della nostra povertà ed ha a cuore il nostro destino”. Non è un osservatore distante ma “un Padre che segue i nostri passi”. Il tratto di Dio è quello della vicinanza: “E lo fa con la sua Parola, con la quale ti parla per riaccendere la speranza dentro le ceneri delle tue paure. Per farti ritrovare la gioia nei labirinti delle tue tristezze, per riempire di speranza l’amarezza delle solitudini”. Per questo l’esortazioni è a domandarci se, realmente, portiamo nel cuore “questa immagine liberante di Dio”.
E “per convertirci al vero Dio”, è Gesù stesso che ci indica da dove cominciare: proprio dalla Parola. “Essa, raccontandoci la storia d’amore di Dio per noi, ci libera dalle paure e dai preconcetti su di Lui, che spengono la gioia della fede… Abbatte i falsi idoli, smaschera le nostre proiezioni, distrugge le rappresentazioni troppo umane di Dio e ci riporta al suo volto vero, alla sua misericordia”.
Prendersi cura del prossimo
Parola che svela il vero volto di Dio e che porta all’uomo: “Proprio quando scopriamo che Dio è amore compassionevole, vinciamo la tentazione di chiuderci in una religiosità sacrale, che si riduce a culto esteriore, che non tocca e non trasforma la vita”. E’ la Parola di Dio a spingerci fuori da noi stessi “per metterci in cammino incontro ai fratelli con la sola forza mite dell’amore liberante di Dio”. Il culto più gradito a Dio è “prendersi cura del prossimo”. Sfuggire alle tentazioni dell’idolatria e della rigidità è un compito anche della Chiesa: “Quando noi vedremo proposte di rigidità, pensiamo subito: questo è un idolo, non è Dio. Il nostro Dio non è così”.
E’ la Parola di Dio che ci cambia, non la rigidità: “Se da una parte consola, svelandoci il volto di Dio, dall’altra provoca e scuote, riportandoci alle nostre contraddizioni. Ci mette in crisi. Non ci lascia tranquilli, se a pagare il prezzo di questa tranquillità è un mondo lacerato dall’ingiustizia e dalla fame. E a farne le spese sono sempre i più deboli”.
Essere cristiani operosi
“La Parola che si è fatta carne – conclude il Santo Padre – vuole diventare carne in noi. Non ci astrae dalla vita, ma ci immette nella vita, nelle situazioni di tutti i giorni, nell’ascolto delle sofferenze dei fratelli, del grido dei poveri, delle violenze e delle ingiustizie che feriscono la società e il pianeta, per non essere cristiani indifferenti, ma operosi, cristiani creativi, cristiani profetici”.