Dalla tragedia del porto di Beirut alle tensioni di piazza che hanno infiammato gli scorsi mesi. Il Libano e il suo futuro sono un pensiero ricorrente di Papa Francesco che, dalla finestra che affaccia su Piazza San Pietro, ricorda il Paese mediorientale al termine dell’Angelus, annunciando che il prossimo 1° luglio incontrerà in vaticano i principali responsabili delle Comunità cristiane. Si tratterà di “una giornata di riflessione sulla preoccupante situazione del Paese”. Oltre che di un’occasione “per pregare insieme per il dono della pace e della stabilità. Affido questa intenzione all’intercessione della Madre Dio, tanto venerata al Santuario di Harissa. E fin da questo momento vi chiedo di accompagnare la preparazione di questo evento con la preghiera solidale, invocando per quell’amato Paese un futuro più sereno”.
Il Libano, da Beirut alle proteste
L’esplosione che aveva raso al suolo il porto di Beirut, uno dei più importanti del Mediterraneo, compirà il suo primo anno il prossimo 4 agosto. Una catastrofe che si era inserita in un contesto di profonda sofferenza e che aveva aizzato nuove proteste di massa, nonostante la progressione della pandemia. La pressione popolare aveva portato alle dimissioni del primo ministro, Hassan Diab, rimasto comunque in carica per il disbrigo degli affari urgenti in assenza di un sostituto. Un popolo che chiedeva un contrasto efficace al sistema di corruzione che stava logorando il Paese. Il tutto in un quadro che, naturalmente, aveva creato ripercussioni sulla fascia meno agiata della popolazione, ritrovatasi a subire gli effetti più devastanti della crisi economica. La preghiera del Papa si inserirà in questo contesto.
L’Angelus di Papa Francesco
Le parole del Santo Padre per il Libano arrivano nel giorno in cui la Chiesa celebra la Santissima Trinità, “il mistero di un unico Dio. E questo Dio è il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Tre persone, ma Dio è uno! Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito è Dio”. Il Padre, ricorda Papa Francesco, “è amore, il figlio è amore, lo Spirito Santo è amore. E in quanto è amore, Dio, pur essendo uno e unico, non è solitudine ma comunione, fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Perché l’amore è essenzialmente dono di sé, e nella sua realtà originaria e infinita è Padre che si dona generando il Figlio, il quale si dona a sua volta al Padre e il loro reciproco amore è lo Spirito Santo, vincolo della loro unità. Non è facile da capire, ma si può vivere questo mistero, tutti noi, si può vivere tanto”. La festa odierna, “ci fa contemplare questo meraviglioso mistero di amore e di luce da cui proveniamo e a cui è orientato il nostro cammino terreno”.