Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina, nel Palazzo apostolico vaticano, i partecipanti all’Assemblea generale dell’Unione mondiale degli insegnanti cattolici.
Il discorso del Papa
“Siete riuniti qui in questi giorni a Roma per la vostra Assemblea Generale, che dovrà anche
eleggere il nuovo Consiglio internazionale. Esprimo la mia gratitudine ai membri del Comitato di Presidenza uscente per il fedele e generoso servizio prestato per molti anni, nella certezza che il lavoro svolto – disinteressatamente e con grande passione – porterà frutti nel futuro: lavoro per dare frutti. Avete vissuto tempi non facili nella vostra storia recente, anche con momenti di dubbio e di scoraggiamento. A volte sembrava quasi che non ci fossero più le condizioni per continuare, che si dovesse finire. Ma, grazie a Dio, anche in questi periodi di burrasca, avete perseverato! Avete confidato in Dio e nel sostegno della Chiesa, e avete continuato a impegnarvi in uno spirito di fede e
di speranza cristiana. Siatene certi: i semi gettati nella speranza mettono radici e crescono sempre! Anche l’UMEC, come molte altre associazioni cattoliche, si trova di fronte alla sfida del cambio generazionale, che riguarda in particolare i dirigenti. Vi invito a considerare questa esigenza con uno sguardo positivo. La realtà non è mai statica, è dinamica. E questo naturalmente vale anche per le aggregazioni ecclesiali: si evolvono e si sviluppano con il mutare dei tempi, e ogni cambio d’epoca le pone di fronte a una nuova missione. Perciò, il rinnovamento al vostro interno e nei ruoli di maggiore responsabilità va visto come l’inizio di una nuova missione, come un’opportunità per rilanciare con vigore le vostre attività di servizio e di sostegno alle nuove generazioni di insegnanti cattolici, sia quelli che lavorano nelle scuole cattoliche, sia quelli che operano in istituzioni interconfessionali o secolari. La vostra Unione si propone di incoraggiare e di motivare tutti questi insegnanti, perché siano pienamente consapevoli della loro importante missione di educatori e testimoni della fede, individualmente o all’interno di gruppi di colleghi. A tale scopo voi vi proponete di essere una rete di colleghi nella professione e di fratelli e sorelle nella fede che, in spirito e stile di amicizia, di accoglienza, di conoscenza reciproca e di comune crescita spirituale, si mettono al servizio di tutti gli insegnanti cattolici perché conservino la loro identità e portino avanti la loro missione. Direi che in questo compito siete “collaboratori del Papa”: infatti, la missione del Successore di Pietro è proprio quella di confermare e sostenere i fratelli nella fede (cfr Lc 22,32). E così voi, nel mondo della scuola, fate presente il servizio della Chiesa di sostenere nella fede gli insegnanti cattolici, perché possano svolgere al meglio il loro lavoro e la loro testimonianza, in situazioni spesso complesse sul piano relazionale e sul piano istituzionale. La presenza di educatori cristiani nel mondo della scuola è di vitale importanza. E decisivo è lo stile che egli o ella assume. L’educatore cristiano infatti è chiamato ad essere nello stesso tempo pienamente umano e pienamente cristiano. Non c’è umanesimo senza cristianesimo. E non c’è cristianesimo senza umanesimo. Non dev’essere spiritualista, in orbita, “fuori dal mondo”. Dev’essere radicato nel presente, nel suo tempo, nella sua cultura. È importante che la sua personalità sia ricca, aperta, capace di stabilire relazioni sincere con gli studenti, di capire le loro
esigenze più profonde, le loro domande, le loro paure, i loro sogni. E che sia anche capace di testimoniare – anzitutto con la vita e anche con le parole – che la fede cristiana abbraccia tutto l’umano, tutto, che porta luce e verità in ogni ambito dell’esistenza, senza escludere niente, senza tagliare le ali ai sogni dei giovani, senza impoverire le loro aspirazioni. Nella tradizione della Chiesa, infatti, l’educazione dei giovani ha sempre avuto come obiettivo la formazione completa della persona umana, non solo l’istruzione dei concetti, la formazione in tutte le dimensioni umane (cfr Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 48). In ordine a questa missione educativa, voi dell’UMEC siete chiamati a sostenere insegnanti di ogni età, di ogni condizione lavorativa: sia quelli con una lunga esperienza – ricchi di soddisfazioni ma anche di fatiche –, sia le nuove generazioni, docenti animati da entusiasmo e voglia di fare, ma con le fragilità e le incertezze che spesso segnano i primi anni di insegnamento. Tutti questi insegnanti – se li guardiamo con ottica cristiana, di cui a volte loro stessi non sono pienamente consapevoli – sono in condizione di lasciare un segno, nel bene e nel male, nella vita di bambini, adolescenti e giovani, che sono loro affidati per lungo tempo. Quale responsabilità! E quale opportunità, per introdurli, con sapienza e rispetto, nei sentieri del mondo e della vita, accompagnando la loro mente ad aprirsi al vero, al bello, al bene. Sappiamo, per esperienza personale, come sia importante avere bravi insegnanti e saggi educatori negli anni della formazione!
Cari amici, nel vostro apostolato voi giustamente tenete conto del fatto che l’arte di educare va coltivata e accresciuta continuamente. Non è qualcosa che si è acquisito una volta per tutte. E se questo vale per diverse professioni, che richiedono aggiornamento, quella di insegnante ha una particolarità unica: perché non si lavora con oggetti, ma con soggetti! L’educazione ha a che fare con esseri umani, per di più nell’età evolutiva. Sono persone che cambiano da un anno all’altro, anzi, a volte da un mese all’altro. E poi i giovani di una generazione sono diversi da quelli della generazione successiva. Gli educatori, perciò, devono continuamente rinnovarsi nelle motivazioni e nelle modalità di lavoro. Non possono essere rigidi. La rigidità distrugge l’educazione. Nell’approccio ai diversi gruppi di alunni e di studenti, sono chiamati ogni anno a ripartire, a ritrovare la capacità di empatia e di comunicazione. Il vostro compito, in tal senso, è quello di aiutarli a tener vivo il desiderio di crescere insieme ai loro studenti, a trovare i modi più efficaci per trasmettere la gioia della conoscenza e il desiderio di verità, adottando linguaggi e forme culturali adatti ai giovani di oggi. E su questo mi permetto di sottolineare una cosa. Ho detto: “I linguaggi adatti alle forme culturali di oggi”. Sì, ma state attenti alle colonizzazioni ideologiche. Una cosa è stare con la cultura del momento, parlare la lingua del momento, un’altra cosa è lasciarsi colonizzare ideologicamente. Per favore: state attenti a insegnare agli insegnanti a discernere cos’è una novità che fa crescere e cos’è una ideologizzazione, una colonizzazione ideologica. Oggi le colonizzazioni ideologiche distruggono la personalità umana e quando entrano nell’educazione fanno delle stragi. Vorrei farvi un ultimo invito che mi sta molto a cuore. La vostra Unione può contribuire a sensibilizzare gli insegnanti cattolici riguardo al Patto Globale sull’Educazione. Come sapete, questa iniziativa, che ha avuto l’adesione di molte istituzioni educative, si propone «di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna» (Messaggio per il lancio del Patto Educativo, 12 settembre 2019). Confido nel vostro impegno per coinvolgere gli insegnanti aderenti all’UMEC in questo progetto, che vuole mettere al centro la persona nella sua dignità, la sua bellezza, e le famiglie quali soggetti educativi primari. Cari fratelli e sorelle, vi incoraggio a guardare avanti con speranza e a dare nuovo impulso all’Unione degli Insegnanti Cattolici. C’è un grande lavoro e una missione importante che vi aspettano nel mondo della scuola. La Madonna e i Santi e le Sante educatori vi accompagnino e vi ispirino. Anch’io sono con voi in questa sfida – non come Santo o Santa, ma come compagno di lotta”.