E’ decollato alle 7:00, dall’aeroporto di Roma Fiumicino, il volo che porterà Papa Francesco e il suo seguito, nell’isola greca di Lesbo. L’atterraggio è previsto per le 10:20 all’aeroporto internazionale di Mytilene, dove sarà accolto dal Primo Ministro Alexīs Tsipras. Riceverà poi il benvenuto da parte di Sua Santità Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, di Sua Beatitudine Ieronymos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, e, subito dopo, di S.E. Mons. Fragkiskos Papamanolis, Presidente della Conferenza Episcopale greca.
Questo viaggio-lampo, organizzato con una altrettanta velocità, si compie a distanza di tre anni dalla visita di Bergoglio nell’isola di Lampedusa, che nel 2013 fu teatro di una delle più grandi tragedie che hanno segnato la storia moderna dell’immigrazione. Lesbo, negli ultimi mesi, è divenuta l’approdo obbligatorio per migliaia di profughi in fuga dalle guerre e dal terrorismo.
Sull’isola, Papa Francesco si troverà davanti a migliaia di migranti. Sono circa cinque mila i profughi che ogni settimana arrivano sulla a Lesbo. Attraversano il tratto di mare che separa la Grecia dalla Turchia, e dopo essere giunti a terra, risalgono la montagna, per raggiungere Mytilene, a 60 chilometri di distanza. Alcuni muoiono per il troppo caldo o il troppo freddo che trovano lungo il tragitto in mare. Una volta giunti a terra la loro esistenza si trasforma in una lunga attesa: ci vogliono fino a dieci giorni per essere registrati e poter quindi lasciare l’isola, immersi nel fango, senza un riparo, con centinaia di bimbi e anziani che rischiano la vita per lo sviluppo di malattie a causa delle scarse condizioni igieniche.
Papa Francesco va in mezzo a loro per ricordare a tutto il mondo, in primis all’Europa, che sono persone, anche se troppo spesso vengono trattati come bestie. Gridano “libertà” e “diritti umani”, tenuti a distanza dietro le recinzioni e il filo spinato, guardati a vista dalla polizia.
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