“Parlare con il cuore”. E’ questo il tema che Papa Francesco ha scelto per il messaggio per la 57esima Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali che quest’anno si celebra, in molti Paesi, il 21 maggio 2023.
Il testo integrale del messaggio del Santo Padre per la LVII Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali
“Cari fratelli e sorelle!Ā Dopo aver riflettuto, negli anni scorsi, sui verbi āandare e vedereā e āascoltareā come condizione per una buona comunicazione, vorrei con questo Messaggio per la LVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali soffermarmi sul āparlare con il cuoreā. Ć il cuore che ci ha mosso ad andare, vedere e ascoltare ed ĆØ il cuore che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente. Dopo esserci allenati nellāascolto, che richiede attesa e pazienza, nonchĆ© la rinuncia ad affermare in modo pregiudiziale il nostro punto di vista, possiamo entrare nella dinamica del dialogo e della condivisione, che ĆØ appunto quella del comunicare cordialmente. Una volta ascoltato lāaltro con cuore puro, riusciremo anche a parlare seguendo la veritĆ nell’amore (cfr Ef 4,15). Non dobbiamo temere di proclamare la veritĆ , anche se a volte scomoda, ma di farlo senza caritĆ , senza cuore. PerchĆ© Ā«il programma del cristiano ā come scrisse Benedetto XVI ā ĆØ āun cuore che vedeāĀ» [1]. Un cuore che con il suo palpito rivela la veritĆ del nostro essere e che per questo va ascoltato. Questo porta chi ascolta a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza dāonda, al punto da arrivare a sentire nel proprio cuore anche il palpito dellāaltro. Allora puĆ² avvenire il miracolo dellāincontro, che ci fa guardare gli uni gli altri con compassione, accogliendo le reciproche fragilitĆ con rispetto, anzichĆ© giudicare per sentito dire e seminare discordia e divisioni. GesĆ¹ ci avverte che ogni albero si riconosce dal suo frutto (cfr Lc 6,44): Ā«Lāuomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; lāuomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciĆ² che dal cuore sovrabbondaĀ» (v. 45). Per questo, per poter comunicare secondo veritĆ nella caritĆ , occorre purificare il proprio cuore. Solo ascoltando e parlando con il cuore puro possiamo vedere oltre lāapparenza e superare il rumore indistinto che, anche nel campo dellāinformazione, non ci aiuta a discernere nella complessitĆ del mondo in cui viviamo. Lāappello a parlare con il cuore interpella radicalmente il nostro tempo, cosƬ propenso allāindifferenza e allāindignazione, a volte anche sulla base della disinformazione, che falsifica e strumentalizza la veritĆ .
Comunicare cordialmente
Comunicare cordialmente vuol dire che chi ci legge o ci ascolta viene portato a cogliere la nostra partecipazione alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo. Chi parla cosƬ vuole bene allāaltro perchĆ© lo ha a cuore e ne custodisce la libertĆ , senza violarla. Possiamo vedere questo stile nel misterioso Viandante che dialoga con i discepoli diretti a Emmaus dopo la tragedia consumatasi sul Golgota. Ad essi GesĆ¹ risorto parla con il cuore, accompagnando con rispetto il cammino del loro dolore, proponendosi e non imponendosi, aprendo loro con amore la mente alla comprensione del senso piĆ¹ profondo dellāaccaduto. Essi infatti possono esclamare con gioia che il cuore ardeva loro nel petto mentre Lui conversava lungo il cammino e spiegava loro le Scritture (cfr Lc 24,32). In un periodo storico segnato da polarizzazioni e contrapposizioni ā da cui purtroppo anche la comunitĆ ecclesiale non ĆØ immune ā lāimpegno per una comunicazione ādal cuore e dalle braccia aperteā non riguarda esclusivamente gli operatori dellāinformazione, ma ĆØ responsabilitĆ di ciascuno. Tutti siamo chiamati a cercare e a dire la veritĆ e a farlo con caritĆ . Noi cristiani, in particolare, siamo continuamente esortati a custodire la lingua dal male (cfr Sal 34,14), poichĆ©, come insegna la Scrittura, con la stessa possiamo benedire il Signore e maledire gli uomini fatti a somiglianza di Dio (cfr Gc 3,9). Dalla nostra bocca non dovrebbero uscire parole cattive, Ā«ma piuttosto parole buone che possano servire per unāopportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltanoĀ» (Ef 4,29). A volte il parlare amabile apre una breccia perfino nei cuori piĆ¹ induriti. Ne abbiamo traccia anche nella letteratura. Penso a quella pagina memorabile del cap. XXI dei Promessi Sposi in cui Lucia parla con il cuore allāInnominato sino a che questi, disarmato e tormentato da una benefica crisi interiore, cede alla forza gentile dellāamore. Ne facciamo esperienza nella convivenza civica dove la gentilezza non ĆØ solo questione di āgalateoā, ma un vero e proprio antidoto alla crudeltĆ , che purtroppo puĆ² avvelenare i cuori e intossicare le relazioni. Ne abbiamo bisogno nellāambito dei media, perchĆ© la comunicazione non fomenti un livore che esaspera, genera rabbia e porta allo scontro, ma aiuti le persone a riflettere pacatamente, a decifrare, con spirito critico e sempre rispettoso, la realtĆ in cui vivono.
La comunicazione da cuore a cuore: āBasta amare bene per dire beneāĀ
Uno degli esempi piĆ¹ luminosi e ancora oggi affascinanti del āparlare con il cuoreā ĆØ rappresentato da San Francesco di Sales, Dottore della Chiesa, a cui ho recentemente dedicato la Lettera Apostolica Totum amoris est, a 400 anni dalla sua morte. Accanto a questo importante anniversario, mi piace ricordarne in tale circostanza un altro che ricorre in questo 2023: il centenario della sua proclamazione a patrono dei giornalisti cattolici da parte di Pio XI con lāEnciclica Rerum omnium perturbationem. Intelletto brillante, scrittore fecondo, teologo di grande spessore, Francesco di Sales fu vescovo di Ginevra allāinizio del XVII secolo, in anni difficili, contrassegnati da dispute accese con i calvinisti. Il suo atteggiamento mite, la sua umanitĆ , la disposizione a dialogare pazientemente con tutti e specialmente con chi lo contrastava lo resero un testimone straordinario dellāamore misericordioso di Dio. Di lui si poteva dire che Ā«una bocca amabile moltiplica gli amici, una lingua affabile le buone relazioniĀ» (Sir 6,5). Del resto, una delle sue affermazioni piĆ¹ celebri, Ā«il cuore parla al cuoreĀ», ha ispirato generazioni di fedeli, tra cui San John Henry Newman che la scelse come motto, Cor ad cor loquitur. Ā«Basta amare bene per dire beneĀ», era uno dei suoi convincimenti. Esso dimostra come per lui la comunicazione non dovesse mai ridursi a un artificio, a ā diremmo oggi ā una strategia di marketing, ma fosse il riflesso dellāanimo, la superficie visibile di un nucleo dāamore invisibile agli occhi. Per San Francesco di Sales ĆØ proprio Ā«nel cuore e attraverso il cuore che si compie quel sottile e intenso processo unitario in virtĆ¹ del quale lāuomo riconosce DioĀ»[2]. āAmando beneā San Francesco riuscƬ a comunicare con il sordomuto Martino, diventandone amico; perciĆ² viene ricordato anche come protettore delle persone con disabilitĆ comunicative. Ć a partire da questo ācriterio dellāamoreā che, attraverso i suoi scritti e la sua testimonianza di vita, il santo vescovo di Ginevra ci ricorda che āsiamo ciĆ² che comunichiamoā. Lezione oggi controcorrente in un tempo nel quale, come sperimentiamo in particolare nei social network, la comunicazione viene sovente strumentalizzata affinchĆ© il mondo ci veda come noi desidereremmo essere e non per quello che siamo. San Francesco di Sales disseminĆ² numerose copie dei suoi scritti nella comunitĆ ginevrina. Tale intuizione āgiornalisticaā gli valse una fama che superĆ² rapidamente il perimetro della sua diocesi e perdura ancora ai nostri giorni. I suoi scritti, ha osservato San Paolo VI, suscitano una lettura Ā«sommamente piacevole, istruttiva, stimolanteĀ» [3]. Se guardiamo oggi al panorama della comunicazione, non sono proprio queste le caratteristiche che un articolo, un reportage, un servizio radiotelevisivo o un post sui social dovrebbero soddisfare? Gli operatori della comunicazione possano sentirsi ispirati da questo santo della tenerezza, ricercando e raccontando la veritĆ con coraggio e libertĆ , ma respingendo la tentazione di usare espressioni eclatanti e aggressive.
Parlare con il cuore nel processo sinodale
Come ho avuto modo di sottolineare, Ā«anche nella Chiesa cāĆØ tanto bisogno di ascoltare e di ascoltarci. Ć il dono piĆ¹ prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altriĀ» [4]. Da un ascolto senza pregiudizi, attento e disponibile, nasce un parlare secondo lo stile di Dio, nutrito di vicinanza, compassione e tenerezza. Abbiamo un urgente bisogno nella Chiesa di una comunicazione che accenda i cuori, che sia balsamo sulle ferite e faccia luce sul cammino dei fratelli e delle sorelle. Sogno una comunicazione ecclesiale che sappia lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, gentile e al contempo profetica, che sappia trovare nuove forme e modalitĆ per il meraviglioso annuncio che ĆØ chiamata a portare nel terzo millennio. Una comunicazione che metta al centro la relazione con Dio e con il prossimo, specialmente il piĆ¹ bisognoso, e che sappia accendere il fuoco della fede piuttosto che preservare le ceneri di unāidentitĆ autoreferenziale. Una comunicazione le cui basi siano lāumiltĆ nellāascoltare e la parresia nel parlare, che non separi mai la veritĆ dalla caritĆ .
Disarmare gli animi promuovendo un linguaggio di pace
Ā«Una lingua dolce spezza le ossaĀ» dice il libro dei Proverbi (25,15). Parlare con il cuore ĆØ oggi quanto mai necessario per promuovere una cultura di pace laddove cāĆØ la guerra; per aprire sentieri che permettano il dialogo e la riconciliazione laddove imperversano lāodio e lāinimicizia. Nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo ĆØ urgente affermare una comunicazione non ostile. Ć necessario vincere Ā«lāabitudine di screditare rapidamente lāavversario, attribuendogli epiteti umilianti, invece di affrontare un dialogo aperto e rispettosoĀ» [5]. Abbiamo bisogno di comunicatori disponibili a dialogare, coinvolti nel favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori, come profeticamente esortava San Giovanni XXIII nellāEnciclica Pacem in terris: Ā«La vera pace si puĆ² costruire soltanto nella vicendevole fiduciaĀ» (n. 61). Una fiducia che ha bisogno di comunicatori non arroccati, ma audaci e creativi, pronti a rischiare per trovare un terreno comune dove incontrarsi. Come 60 anni fa, anche ora viviamo unāora buia nella quale lāumanitĆ teme unāescalation bellica che va frenata quanto prima anche a livello comunicativo. Si rimane atterriti nellāascoltare con quanta facilitĆ vengono pronunciate parole che invocano la distruzione di popoli e territori. Parole che purtroppo si tramutano spesso in azioni belliche di efferata violenza. Ecco perchĆ© va rifiutata ogni retorica bellicistica, cosƬ come ogni forma propagandistica che manipola la veritĆ , deturpandola per finalitĆ ideologiche. Va invece promossa, a tutti i livelli, una comunicazione che aiuti a creare le condizioni per risolvere le controversie tra i popoli. In quanto cristiani, sappiamo che ĆØ proprio grazie alla conversione del cuore che si decide il destino della pace, poichĆ© il virus della guerra proviene dallāinterno del cuore umano [6]. Dal cuore scaturiscono le parole giuste per diradare le ombre di un mondo chiuso e diviso ed edificare una civiltĆ migliore di quella che abbiamo ricevuto. Ć uno sforzo richiesto a ciascuno di noi, ma che richiama in particolare il senso di responsabilitĆ degli operatori della comunicazione, affinchĆ© svolgano la propria professione come una missione. Il Signore GesĆ¹, Parola pura che sgorga dal cuore del Padre, ci aiuti a rendere la nostra comunicazione libera, pulita e cordiale.Ā Il Signore GesĆ¹, Parola che si ĆØ fatta carne, ci aiuti a metterci in ascolto del palpito dei cuori, per riscoprirci fratelli e sorelle, e disarmare lāostilitĆ che divide. Il Signore GesĆ¹, Parola di veritĆ e di amore, ci aiuti a dire la veritĆ nella caritĆ , per sentirci custodi gli uni degli altri”.
Dal bollettino della Sala Stampa Vaticana