Secondo e ultimo giorno del viaggio in Svezia del Papa. Francesco si è congedato dal grande centro medico di Igelosa, dove ha alloggiato, con il dono di una ceramica policroma realizzata da artigiani dell’Empolese Valdelsa raffigurante la “Vergine Madre figlia del tuo Figlio”. Poi si è recato in auto allo Swedbank Stadion di Malmö, lo stesso che ha visto i primi passi della grande carriera calcistica di Zlatan Ibraimovich. Prima della celebrazione della Santa Messa nella solennità di Tutti i Santi il Pontefice ha fatto il giro del campo sulla papamobile elettrica, accompagnato dal vescovo di Stoccolma Arborelius. Poi, come fa spesso rompendo il protocollo, è sceso per salutare uno a uno i malati presenti e molti dei fedeli accalcati sulla prima fila delle tribune.
La santità dell’ordinario
“Celebriamo la festa della santità – ha detto nell’omelia – Quella santità che, a volte, non si manifesta in grandi opere o in successi straordinari, ma che sa vivere fedelmente e quotidianamente le esigenze del battesimo. Una santità fatta di amore per Dio e per i fratelli. Amore fedele fino a dimenticarsi di sé stesso e a darsi totalmente agli altri, come la vita di quelle madri e quei padri che si sacrificano per le loro famiglie sapendo rinunciare volentieri, benché non sia sempre facile, a tante cose, a tanti progetti o programmi personali”. La santità di “tanti nostri fratelli che hanno vissuto la loro vita cristiana nella pienezza della fede e dell’amore attraverso una esistenza semplice e nascosta. Sicuramente, tra questi, ci sono molti dei nostri parenti, amici e conoscenti”. E quali sono le caratteristiche dei Santi? Secondo Papa Francesco la connotazione principale è la felicità: “se c’è qualcosa che caratterizza i santi è che sono veramente felici. Hanno scoperto il segreto della felicità autentica, che dimora in fondo all’anima ed ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Perciò i santi sono chiamati beati”.
Le beatitudini di oggi
Commentando le beatitudini, il Papa ha detto che “sono il profilo di Cristo e, di conseguenza, del cristiano” e si è soffermato a considerare in particolare le parole di Gesù “Beati i miti”. Non è mancato, anche oggi, un riferimento ecumenico. Citando due grandi sante svedesi, “Maria Elisabetta Hesselblad, recentemente canonizzata, e santa Brigida, Brigitta Vadstena, co-patrona d’Europa” il Pontefice ha sottolineato che “esse hanno pregato e lavorato per stringere legami di unità e di comunione tra i cristiani” e ha ricordato ancora una volta l’occasione di riconciliazione rappresentata dalla commemorazione del quinto centenario della Riforma. “I Santi – ha aggiunto il Papa – ottengono dei cambiamenti grazie alla mitezza del cuore”. Poi ha evidenziato che “le Beatitudini sono in qualche modo la carta d’identità del cristiano, che lo identifica come seguace di Gesù”, offrendo una lettura “moderna” della pagina evangelica: “Beati coloro che sopportano con fede i mali che altri infliggono loro e perdonano di cuore; beati coloro che guardano negli occhi gli scartati e gli emarginati mostrando loro vicinanza; beati coloro che riconoscono Dio in ogni persona e lottano perché anche altri lo scoprano; beati coloro che proteggono e curano la casa comune; beati coloro che rinunciano al proprio benessere per il bene degli altri; beati coloro che pregano e lavorano per la piena comunione dei cristiani… Tutti costoro sono portatori della misericordia e della tenerezza di Dio, e certamente riceveranno da Lui la ricompensa meritata”. Francesco ha concluso ricordando che “la chiamata alla santità è per tutti e occorre riceverla dal Signore con spirito di fede. I santi ci incoraggiano con la loro vita e la loro intercessione presso Dio, e noi abbiamo bisogno gli uni degli altri per diventare santi. Insieme chiediamo la grazia di accogliere con gioia questa chiamata e lavorare uniti per portarla a compimento”.
Il ringraziamento del vescovo
Al termine della Messa mons. Arborelius ha ringraziato il Papa per la sua presenza. “Questi giorni sono stati di allegria nella fede, di rinnovamento nella carità e ringiovanimento nella speranza. Per noi, cattolici di periferia, è stato un regalo e una sorpresa sapere che il S. Padre è voluto venire fino qui. Grazie per aver parlato a tutti i cristiani e per averci ricordato il nostro dovere di pregare e lavorare insieme con più desiderio nella ricerca della perfezione dell’unità. Ci ha aiutato a riscoprire la misericordia e la forza del Vangelo nel nostro mondo di oggi che molte volte ha perso la fede in Gesù”.
L’Angelus
Al termine della celebrazione eucaristica Francesco, prima della recita dell’Angelus, ha detto ai fedeli che “come cattolici facciamo parte di una grande famiglia, sostenuta dalla medesima comunione. Vi incoraggio a vivere la vostra fede nella preghiera, nei Sacramenti e nel servizio generoso verso quanti sono bisognosi e sofferenti. Vi esorto ad essere sale e luce nelle circostanze in cui vi trovate a vivere, con il vostro modo di essere e di agire, secondo lo stile di Gesù, e con grande rispetto e solidarietà verso i fratelli e le sorelle delle altre chiese e comunità cristiane e verso tutte le persone di buona volontà”.
Ostacoli all’unità
Senza dubbio il viaggio del Papa in Svezia rappresenta un passo avanti importante nel dialogo ecumenico e soprattutto nella collaborazione su specifici campi come la cura dell’ambiente e l’aiuto ai più bisognosi, in particolare profughi e rifugiati. Tuttavia ci sono ancora molti ostacoli sul cammino della perfetta unità. Non solo l’Eucarestia comune ma, come ha sottolineato il card. Koch, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani nel corso di una conferenza stampa, anche altri temi come “il sacerdozio femminile che è una questione ecclesiologica” e alcune questioni morali come “gender, famiglia, omosessuali. Si tratta di una sfida che divide ancora le Chiese”.