Nel suo discorso al presidente Usa il Papa ha esordito richiamando le sue origini: “Quale figlio di una famiglia di emigranti, sono lieto di essere ospite in questa nazione, che in gran parte fu edificata da famiglie simili. Mi accingo con gioia a questi giorni di incontro e di dialogo, nei quali spero di ascoltare e di condividere molti dei sogni e delle speranze del popolo americano”. “Assieme ai loro concittadini – ha affermato – i cattolici americani sono impegnati a costruire una società che sia veramente tollerante ed inclusiva, a difendere i diritti degli individui e delle comunità, e a respingere qualsiasi forma di ingiusta discriminazione”. Ha sottolineato l’importanza di “costruire una società giusta e sapientemente ordinata” e il dovere di rispettare i “diritti inerenti alla libertà religiosa”.
“Tutti sono chiamati alla vigilanza – ha aggiunto – proprio in quanto buoni cittadini, per preservare e difendere tale libertà da qualsiasi cosa che la possa mettere in pericolo o compromettere”. Il vescovo di Roma, menzionando l’impegno di Obama a proposito, ha ricordato come il cambiamento climatico sia “un problema che non può più essere lasciato ad una generazione futura. La storia ci ha posto in un momento cruciale per la cura della nostra ‘casa comune’”. Secondo il Pontefice, inoltre, è necessario affrontare dei cambiamenti che assicurino “uno sviluppo sostenibile e integrale” e che “esigono da parte nostra un riconoscimento serio e responsabile del tipo di mondo che possiamo lasciare non solo ai nostri figli, ma anche ai milioni di persone sottoposte ad un sistema che le ha trascurate”. “La nostra casa comune – ha soggiunto – è stata parte di questo gruppo di esclusi che grida al cielo e che oggi bussa con forza alle nostre case, città, società. Riprendendo le sagge parole del Reverendo Martin Luther King, possiamo dire che siamo stati inadempienti in alcuni impegni, ed ora è giunto il momento di onorarli”.
Il successore di Pietro ha osservato che “l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune” impegnandosi per garantirne una “cura consapevole e responsabile”. Infine ha evidenziato “gli sforzi compiuti di recente per riconciliare relazioni che erano state spezzate e per l’apertura di nuove vie di cooperazione all’interno della famiglia umana rappresentano positivi passi avanti sulla via della riconciliazione, della giustizia e della libertà”. “Auspico che tutti gli uomini e le donne di buona volontà di questa grande e prospera Nazione – ha concluso – sostengano gli sforzi della comunità internazionale per proteggere i più deboli nel nostro mondo e di promuovere modelli integrali ed inclusivi di sviluppo, così che i nostri fratelli e sorelle ovunque possano conoscere le benedizione della pace e della prosperità che Dio desidera per tutti i suoi figli”.
Prima del suo discorso Bergoglio è stato salutato dal padrone di casa. “Il nostro giardino non è solitamente così affollato – ha esordito il presidente Usa nel suo discorso di benvenuto – ma l’importanza e lo spirito dell’incontro di oggi sono solo un piccolo riflesso della profonda devozione di circa 70 milioni di americani cattolici. E riflette il modo in cui il suo messaggio di amore e speranza ha ispirato così tanta gente, in questo Paese e nel mondo. In nome del popolo americano, è mio grande onore e privilegio darle il benvenuto negli Stati Uniti d’America”. Oggi, ha proseguito, Obama “è una giornata di molte prime volte. È il primo Papa dalle Americhe, è la sua prima visita negli Stati Uniti ed è anche il primo Pontefice a condividere su Twitter un’enciclica”.
La visita del Santo Padre, secondo l’inquilino della Casa Bianca, mostra quanto tutti gli americani “di ogni ambiente e fede, diano valore al ruolo che la Chiesa ricopre nel rafforzamento dell’America”. Obama si è poi soffermato sull’importante funzione svolta dai cattolici. “Ho visto in prima persona come, ogni giorno – ha sottolineato – queste comunità diano da mangiare agli affamati, curino i malati, ospitino i senzatetto, istruiscano i bambini e fortifichino la fede che sostiene così tante persone”. Queste organizzazioni, ha continuato, “servono i poveri, danno assistenza ai prigionieri, costruiscono scuole e case, conducono ospedali e orfanotrofi. Danno voce e speranza a chi cerca di rompere le catene della violenza e dell’oppressione” e questo è vero in America come lo è nei “remoti villaggi del Kenya e nelle trafficate strade di Buenos Aires”.
L’eccitazione in America per l’arrivo di Bergoglio, ha evidenziato Obama, devono essere attribuite non solo “al suo ruolo di Papa ma per le sue qualità uniche come persona. Nella sua umiltà e semplicità, nella gentilezza delle sue parole e nella generosità del suo spirito, vediamo un esempio vivente degli insegnamenti di Gesù, un leader la cui autorità morale non proviene solo dalle parole, ma anche dalle azioni”.
Il Papa ha chiesto “a tutti noi, cattolici e non, di mettere gli ultimi al centro delle nostre preoccupazioni. Ci ha ricordato che agli occhi di Dio la nostra misura come individui, e come società, non è determinata dal benessere, dal potere o dalla celebrità, ma da quanto seguiamo le Scritture nell’aiutare i poveri e gli emarginati, nel prendere posizione per la giustizia e contro la disuguaglianza, e nell’assicurarci che ogni essere umano abbia la possibilità di vivere in modo dignitoso, perché tutti siamo stati fatti a immagine di Dio. Ci ricorda che il messaggio più potente del Signore è la misericordia. Significa accogliere lo straniero con empatia e generosità, dal rifugiato che scappa da una guerra civile all’immigrato che lascia la propria casa in cerca di una vita migliore. Significa mostrare compassione e amore per gli emarginati, per quelli che hanno sofferto, per quelli che cercano la redenzione”.
Importante il passaggio su Cuba, al termine del viaggio apostolico nell’isola caraibica. “Le siamo grati – ha detto – per il suo sostegno inestimabile per il nostro nuovo inizio con il popolo cubano, che offre la promessa di relazioni migliori tra i nostri Paesi, una più grande cooperazione nel nostro emisfero e una vita migliore per i cubani”. Obama ha anche ringraziato il Papa “per la sua voce appassionata contro i conflitti che devastano la vita di così tanti uomini, donne e bambini, e per il suo invito alle nazioni di resistere alle sirene della guerra e di risolvere le dispute attraverso la diplomazia”.
Bergoglio, ha ribadito il presidente americano: “ricorda che le persone sono veramente libere solo quando possono praticare liberamente la loro fede. Qui negli Stati Uniti, abbiamo cura della libertà religiosa, ma nel mondo, in questo momento, c’è chi è persino ucciso per la sua fede, compresi i cristiani”. Facoltà che non esistono in alcune regioni del mondo dove “ai credenti è impedito riunirsi nei loro luoghi di preghiera, le chiese sono distrutte, i fedeli imprigionati. Per questo – ha aggiunto – siamo con lei nella difesa della libertà religiosa e del dialogo interreligioso, sapendo che la gente, ovunque, deve poter professare la propria fede senza paura e senza subire intimidazioni”.
Infine un passaggio sull’impegno del Pontefice a tutela dell’ambiente. “Papa Francesco ci ricorda che abbiamo il sacro obbligo di proteggere il nostro pianeta, il magnifico dono che ci ha fatto Dio. Sosteniamo il suo appello a tutti i leader mondiali per aiutare le comunità più vulnerabili al cambiamento climatico e a unirci per preservare il nostro prezioso mondo per le future generazioni”.
ha collaborato Stefano Cicchini