In occasione della Giornata Internazionale della consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari 2022, il Santo Padre Francesco ha inviato un Messaggio in spagnolo al direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) Qu Dongyu. Di seguito ne riportiamo la traduzione.
Il messaggio del Santo Padre
“Non possiamo permetterci di ignorare il momento difficile che stiamo vivendo. Quando il cibo non viene utilizzato in modo adeguato, perché viene perso o sprecato, ci troviamo di fronte a un’emergenza. I rifiuti sono alla mercé della “cultura dell’usa e getta”, che è una manifestazione di disinteresse per ciò che ha valore per noi. Sapere che moltissimi esseri umani non hanno accesso a un’alimentazione adeguata o ai mezzi per procurarsela – e che non hanno la possibilità di farlo – è un’esperienza che non può essere ignorata. Il cibo gettato nella spazzatura o deteriorato a causa della mancanza delle risorse necessarie per farlo arrivare ai destinatari è davvero vergognoso e preoccupante. Sia la perdita che lo spreco di cibo sono eventi davvero deplorevoli, perché dividono l’umanità in chi ha troppo e chi manca dell’essenziale, perché aumentano le disuguaglianze, generano ingiustizia e negano ai poveri ciò di cui hanno bisogno per vivere dignitosamente. Il grido degli affamati, privati in un modo o nell’altro del loro pane quotidiano, deve risuonare nei centri decisionali in cui si prendono le decisioni. E non può essere messa a tacere o soffocata da altri interessi, considerando gli ultimi dati dello Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel Mondo. Il Rapporto sulla Sicurezza Alimentare e Nutrizionale (SOFI 2022) rivela che lo scorso anno il numero di persone che soffrono la fame sul nostro pianeta è è aumentato significativamente a causa delle molteplici crisi che l’umanità deve affrontare. Quindi, ripeto, dobbiamo “riunirci per ridistribuire”, non produrre per disperdere”. L’ho detto in passato, e non mi stancherò di insistere, buttare via il cibo significa buttare via le persone! L’intera comunità internazionale deve mobilitarsi per porre fine all’infelice “paradosso” dell’abbondanza”, che il mio predecessore San Giovanni Paolo II ha denunciato in modo così preveggente trent’anni fa. C’è abbastanza cibo nel mondo per garantire che nessuno vada a letto con lo stomaco vuoto! Le risorse alimentari prodotte sono più che sufficienti per sfamare 8 miliardi di persone. La questione, tuttavia, è quella della giustizia sociale, ossia del modo in cui la gestione delle risorse e la distribuzione della ricchezza sono regolate. Il cibo non può essere oggetto di speculazione. La vita dipende da questo. Ed è un
scandaloso che i grandi produttori incoraggino il consumismo compulsivo per arricchirsi, senza nemmeno considerare i reali bisogni della gente. La speculazione alimentare deve essere fermata. Dobbiamo smettere di trattare il cibo, che è un bene fondamentale per tutti, come una merce di scambio per pochi. Inoltre, lo spreco o la perdita di cibo contribuiscono in modo significativo all’aumento delle emissioni di gas serra e quindi al cambiamento climatico e alle sue conseguenze dannose. La terra che sfruttiamo avidamente geme a causa dei nostri eccessi consumistici e impliciti e ci prega di smettere di maltrattarla e distruggerla, invertendo la rotta delle nostre azioni. I giovani, soprattutto, ci chiedono a gran voce di pensare a loro, di affinare le nostre che affiliamo i nostri occhi e allarghiamo i nostri cuori, dando il meglio di noi stessi per prenderci cura della casa comune che è stata di prendersi cura della casa comune che è uscita dalle mani di Dio e che dobbiamo salvaguardare, rispondendo con buone azioni al male che gli facciamo.
In questa materia così importante non possiamo accontentarci di esercizi retorici, che si risolvono in dichiarazioni che poi non vengono eseguite per dimenticanza, meschinità o avidità. È è tempo di agire con urgenza e per il bene comune. Non si può rimandare, sia per gli Stati che per le grandi imprese multinazionali, per multinazionali, per le associazioni e per i singoli – per tutti, senza escludere nessuno – di agire con urgenza per il bene comune, per rispondere in modo efficace e onesto al grido straziante degli affamati di giustizia. Ognuno di noi è chiamato a riorientare il proprio stile di vita in modo consapevole e responsabile, affinché nessuno rimanga indietro e che tutte le persone ricevano il cibo di cui hanno bisogno, sia in termini di quantità che di qualità. Lo dobbiamo ai nostri cari, alle generazioni future e a coloro che sono colpiti dalla miseria economica ed esistenziale”.