Il Papa all’Angelus: “La Chiesa dev’essere come Dio: sempre in uscita”

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La chiamata e la ricompensa. I due atteggiamenti che animano l’odierna parabola evangelica, nella quale “per cinque volte il padrone di una vigna esce in piazza e chiama a lavorare per lui“. Un’immagine toccante, sulla quale Papa Francesco incentra la sua riflessione nell’Angelus in Piazza San Pietro: “Quel padrone rappresenta Dio che chiama tutti e chiama sempre, a qualsiasi ora. Dio agisce così anche oggi: continua a chiamare chiunque, a qualsiasi ora, per invitare a lavorare nel suo Regno”. Questo, ha spiegato il Santo Padre, “è lo stile di Dio, che a nostra volta siamo chiamati a recepire e imitare. Egli non sta rinchiuso nel suo mondo, ma ‘esce'”.

La riflessione all’Angelus: la chiamata

Dio “esce continuamente alla ricerca delle persone, perché vuole che nessuno sia escluso dal suo disegno d’amore”. E, allo stesso modo, anche “le nostre comunità sono chiamate ad uscire dai vari tipi di ‘confini’ che ci possono essere, per offrire a tutti la parola di salvezza che Gesù è venuto a portare”. Papa Francesco ha spiegato che il punto è “aprirsi ad orizzonti di vita che offrano speranza a quanti stazionano nelle periferie esistenziali e non hanno ancora sperimentato, o hanno smarrito, la forza e la luce dell’incontro con Cristo”. La Chiesa “deve essere come Dio: sempre in uscita; e quando la Chiesa non è in uscita, si ammala di tanti mali che abbiamo nella Chiesa”. Malattie che sono presenti nella Chiesa “perché non è in uscita. E’ vero che quando uno esce c’è il pericolo di un incidente. Ma è meglio una Chiesa incidentata, per uscire, per annunziare il Vangelo, che una Chiesa ammalata da chiusura. Dio esce sempre, perché è Padre, perché ama. La Chiesa deve fare lo stesso: sempre in uscita”.

La ricompensa

Accanto alla chiamata, sorge l’atteggiamento della ricompensa. Come paga, Dio? “Sempre Dio paga il massimo: non rimane a metà pagamento. Paga tutto. E qui si capisce che Gesù non sta parlando del lavoro e del giusto salario, che è un altro problema, ma del Regno di Dio e della bontà del Padre celeste che esce continuamente a invitare e paga il massimo a tutti“. Questo è il comportamento di Dio: “Non guarda al tempo e ai risultati, ma alla disponibilità, guarda alla generosità con cui ci mettiamo al suo servizio. Il suo agire è più che giusto, nel senso che va oltre la giustizia e si manifesta nella Grazia”. La nostra salvezza e la nostra santità sono Grazia, ha ricordato Papa Francesco: “E allora, chi ragiona con la logica umana, cioè quella dei meriti acquistati con la propria bravura, da primo si trova ultimo… Ricordiamo – ha concluso il Pontefice prima dei saluti dopo l’Angelus – chi è stato il primo santo canonizzato nella Chiesa: il Buon Ladrone. Ha ‘rubato’ il Cielo all’ultimo momento della sua vita: questo è Grazia, così è Dio. Anche con tutti noi”.

Damiano Mattana: