Dopo quindici anni di trattative, l’Alto mare diventa zona protetta. Le Nazioni Unite, riunite a New York, dichiarano l’area marittima al di là della Zona Economica Esclusiva sotto protezione.
Accordo raggiunto
Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno finalmente raggiunto un accordo, dopo anni di negoziati, per proteggere l’Alto mare, un tesoro fragile e vitale che copre quasi la metà del pianeta. “La nave ha raggiunto la riva“, ha annunciato il presidente della conferenza Rena Lee presso la sede delle Nazioni Unite a New York poco prima delle 21:30 di sabato ora locale (le 3:30 di domenica in Italia) tra gli applausi dei delegati.
Un ruolo essenziale
L’Alto Mare è l’area di mare che si trova al di là della Zona Economica Esclusiva (ZEE) nazionale – oltre le 200 miglia nautiche dalla costa, se gli Stati hanno dichiarato la EEZ – e occupa circa due terzi dell’oceano. Questa zona fa parte delle acque internazionali, quindi al di fuori delle giurisdizioni nazionali, in cui tutti gli Stati hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca, per esempio. Allo stesso tempo, l’Alto Mare svolge un ruolo vitale nel sostenere le attività di pesca, nel fornire habitat a specie cruciali per la salute del pianeta e nel mitigare l’impatto della crisi climatica.
Alto mare e vulnerabilità
Finora nessun governo si è assunto la responsabilità della protezione e della gestione sostenibile delle risorse di Alto Mare, il che rende queste zone vulnerabili. Di conseguenza, alcuni degli ecosistemi più importanti del pianeta sono a rischio, con conseguente perdita di biodiversità e habitat. Secondo le stime, tra il 10% e il 15% delle specie marine è già a rischio estinzione.
Fonte: Ansa