“La pandemia da Covid è tutt’altro che finita“. E’ quanto afferma l’Organizzazione mondiale della Sanità. Tedros Adhanom Ghebreyesus ha spiegato nel corso di una conferenza stampa che “le nuove ondate di virus dimostrano ancora una volta che il Covid-19 non è affatto finito. Mentre il virus spinge, noi lo dobbiamo respingere”.
La situazione nel nostro Paese
Le dichiarazioni dell’Oms riflettono ampiamente la situazione che sta vivendo l’Italia, dove la percentuale di posti nei reparti ospedalieri di area non critica occupati da pazienti Covid sale di un punto percentuale nell’arco di 24 ore, arrivando al 15%. E’ quanto emerge dai dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) del 10 luglio 2022, pubblicati oggi. E’ stabile invece al 4%, dopo l’aumento segnalato ieri, la percentuale delle terapie intensive occupate. Entrambi i parametri erano, esattamente un anno fa, al 2%.
I dati delle Regioni
L’occupazione dei posti da parte di pazienti Covid-19 nei reparti di area medica cresce in 14 regioni. Mentre salgono a 5 le regioni in cui viene superato il 20%: Basilicata (23%), Calabria (30%), Liguria (22%), Sicilia (26%), Umbria (37%). L’occupazione delle intensive, invece, cresce in 4 regioni ma nessuna supera il 10%. Nel dettaglio, in base al monitoraggio, la percentuale di posti letto nei reparti di area medica (o non critica), l’11 luglio, rispetto al giorno precedente, cresce in 14 regioni: Abruzzo (al 16%), Basilicata (23%), Calabria (30%), Campania (18%), Emilia Romagna (15%), Friuli Venezia Giulia (15%), Lazio (14%), Liguria (22%), Marche (17%), Pa Bolzano (18%), Pa Trento (16%), Piemonte (8%), Sicilia (26%), Umbria (37%). E’ stabile in 7: Lombardia (12%), Molise (13%), Puglia (16%), Sardegna (10%), Toscana (13%),Valle d’Aosta (19%). L’occupazione dei posti nelle terapie intensive da parte di pazienti con Covid-19, cala in 5 regioni: Basilicata (1%), Calabria (5%), Campania (5%), Sardegna (5%), Valle d’Aosta (0%). Cresce invece, in 4: Liguria (4%), Sicilia (6%), Toscana (5%), Umbria (9%). E’ stabile in 9 regioni o province autonome: Abruzzo (al 2%), Emilia Romagna (5%), Friuli Venezia Giulia (3%), Lazio (7%), Lombardia (2%), Marche (3%), Piemonte (2%), Puglia (5%) e Veneto (3%). In Molise (3%), Pa Bolzano (1%), Trento (0%), la variazione non è disponibile.