Trenta anni di reclusione. E’ la pena a cui il giudice per le udienze preliminari di Ragusa, Andrea Reale, ha condannato Veronica Panarello, accusata di aver ucciso il figlio Loris Stival. La sentenza è stata emessa a conclusione del processo con rito abbreviato, condizionato da una perizia psichiatrica. E’ stata quindi accolta la richiesta della Procura che aveva contestato alla mamma del piccolo Loris i reati di omicidio volontario e occultamento di cadavere, con l’aggravante della premeditazione.
Il Caso
Il 29 novembre 2014 Veronica Panarello denuncia la scomparsa del piccolo Loris, dichiara di averlo accompagnato a scuola la mattina e di non averlo trovato all’uscita del circolo didattico Falcone-Borsellino. Poche ore prima che scenda la notte, il cadavere del piccolo viene trovato in un canalone a Santa Croce da Orazio Fidone. Sarà l’autopsia ad accertare che Loris è stato strangolato con delle fascette da elettricista e immediatamente gira l’ipotesi di un “orco”.
Grazie alle registrazioni delle telecamere di sicurezza, iniziano ad emergere le prime incongruenze con il racconto della Panarello, che viene fermata per l’omicidio del figlio e l’occultamento del cadavere. Il suo arresto viene convalidato dal Gip di Ragusa, Claudio Maggioni.
La prima udienza
Nel dicembre del 2015, Veronica Panarello accede al giudizio abbreviato, condizionato a perizia psichiatrica. Durante la prima udienza, la donna accusa il suocero Andrea Stival di aver ucciso il piccolo Loris perché aveva scoperto che i due erano amanti. Il nonno del piccolo viene indagato per omicidio in concorso.