La deputata laburista Jo Cox – impegnata contro la Brexit e per i diritti dei migranti uccisa ieri a Birstall vicino a Leeds – aveva ricevuto diversi messaggi di minacce negli ultimi tre mesi. Ma nonostante questo, sottolinea il Times, la revisione delle misure di protezione per la Cox da parte della polizia era ancora in corso. La donna è stata aggredita e uccisa selvaggiamente per strada da un uomo che ha infierito su di lei con un coltello e l’ha poi finita senza pietà con tre colpi di pistola. Secondo un testimone l’agguato era stato annunciato da un grido fortissimo; un ‘patriottico’ “Britain first” (la Gran Bretagna prima di tutto) urlato a quanto pare dall’assassino.
La polizia, riferisce la funzionaria capo nella regione del West Yorkshire Dee Collins, resta cauta sul movente e si limita a parlare di “incidente isolato” confermando l’arresto di un uomo. Si tratta di Tommy Mair, 52 anni, bianco, originario di Batley, una cittadina del circondario. “Britain First” è lo slogan nazionalista che significa “la Gran Bretagna prima di tutto”, ma è anche il nome di un gruppo xenofobo e anti-musulmano dell’ultradestra inglese, per questo la polizia sta indagando sulle possibili connessioni all’estremismo.
Mair, fermato con l’accusa di omicidio, avrebbe infatti avuto legami con un gruppo suprematista bianco, visceralmente ostile all’Europa e simpatizzante del vecchio apartheid sudafricano. Ne scrive oggi l’Independent online. Il gruppo in questione si chiama Springbok Club e Mair risulta citato nel database della rivista online, la Springbok Cyber Newsletter, che il sito pubblica con i nomi dei simpatizzanti da oltre 10 anni.
Inoltre, dagli archivi del Southern Poverty Law Centre si legge che Mair è stato un “devoto sostenitore dell’Alleanza nazionale, che per decine di anni è stata l’organizzazione neonazista più importante degli Stati Uniti” e avrebbe speso oltre 550 euro in opere per il gruppo. L’Alleanza nazionale teorizza la creazione di una nazione popolata esclusivamente da bianchi e lo smantellamento del popolo ebraico.
Intervistato, il fratello del presunto assassino, Scott Mair, ha confermato che Thomas fosse un “devoto sostenitore” del gruppo neonazista statunitense, ma ha anche detto che si trattava di una persona con disturbi mentali e che era stato anche in terapia.