Tra il cinguettio degli uccelli e con lo sfondo delle dolci colline toscane. Questo il contesto in cui Papa Francesco quest’oggi ha ricordato don Lorenzo Milani. Questo il contesto in cui il parroco ha vissuto per circa tredici anni, nel dopoguerra: un casale e una chiesa a Barbiana, nella campagna fiorentina, dove don Milani diede vita e portò avanti la sua scuola che accoglieva tanti giovani proponendo loro un innovativo modello educativo.
Tanti di quegli allievi del parroco toscano, non più giovani, erano assiepati anche oggi in quello luogo dove sono cresciuti, ad ascoltare le parole di Papa Francesco. Il discorso del Vescovo di Roma è ruotato intorno all’impegno che caratterizzò l’azione pastorale di don Milani: verso i poveri, verso i giovani.
“Ridare ai poveri la parola”
Attraverso l’educazione – riflette il Vescovo di Roma – don Milani perseguì lo scopo di “ridare ai poveri la parola”, riconoscendo che “senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia“. Del resto – prosegue Francesco esaltando l’insegnamento del parroco fiorentino – “è la parola che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, mediante il lavoro, e alla piena appartenenza alla Chiesa, con una fede consapevole”. Questo – dice il Papa – “vale a suo modo anche per i nostri tempi, in cui solo possedere la parola può permettere di discernere tra i tanti e spesso confusi messaggi che ci piovono addosso, e di dare espressione alle istanze profonde del proprio cuore, come pure alle attese di giustizia di tanti fratelli e sorelle che aspettano giustizia“.
Quella di don Milani – secondo il Pontefice – è stata “una missione di amore, perché non si può insegnare senza amare e senza la consapevolezza che ciò che si dona è solo un diritto che si riconosce, quello di imparare”. Il suo insegnamento – aggiunge – è “di farsi carico delle loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune“.
Papa Bergoglio rivolge poi un pensiero ai sacerdoti presenti oggi a Barbiana: “A tutti voglio ricordare che la dimensione sacerdotale di don Lorenzo Milani è alla radice di tutto quanto sono andato rievocando finora di lui”.
L’amore di don Milani per la Chiesa
Il Papa ha quindi ricordato che don Milani insegna anche “a voler bene alla Chiesa, come le volle bene lui, con la schiettezza e la verità che possono creare anche tensioni, ma mai fratture, abbandoni”. Di qui l’invito ad amare la Chiesa e a farla amare, “mostrandola come madre premurosa di tutti, soprattutto dei più poveri e fragili, sia nella vita sociale sia in quella personale e religiosa”.
Prima di congedarsi, accompagnato da mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, Papa Francesco ha voluto recitare un’Ave Maria con i presenti.