Olio, la produzione nazionale cala del 37%

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Forte calo della produzione nazionale (-37%, pari a -121mila tonnellate), soprattutto a causa di siccità, caldo ea mosca olearia, netto aumento dei prezzi (+16% quelli al consumo, +47% quelli all’origine), mentre il consumo ha reagito con una contrazione dei volumi di circa il 10% all’incremento dei listini. E’ quanto emerge da un’indagine nazionale sul settore olivicolo, condotta dalla Camera di commercio dell’Umbria.

Bilancio

Il bilancio complessivo 2022 del settore olivicolo italiano – riferisce l’ente camerale – segna, secondo NielsenIQ, 1,4 miliardi di euro, suddivisi fra olio extravergine di oliva (825,3 milioni di euro), olio di oliva (95,7 milioni) e olio di semi (510,7 milioni), con una crescita del 10,8% sul 2021. Sul fronte produttivo l’annata della campagna olearia 2022/2023, fotografata da Ismea in collaborazione con Italia Olivicola e Unaprol, è stata difficile. La stima produttiva colloca la produzione della campagna olearia 2022/23 a 208 mila tonnellate, il 37% in meno rispetto alla campagna precedente. Il che, in valori assoluti, significa una flessione di oltre 121mila 147 tonnellate di prodotto. Il calo produttivo è concentrato nel Mezzogiorno.

Calo nel Mezzogiorno

Per la Puglia, produzione è più che dimezzata (-52%); Calabria (-42%), Abruzzo (-40%), Basilicata (-40%), Sicilia (-25%), Molise (-15%) e Sardegna -13%. L’annata è stata complessivamente positiva nel Centro Italia, dove la produzione è cresciuta del 27% in Toscana e in Umbria, del 25% nelle Marche e del 17% nel Lazio. Tuttavia, solo il Lazio torna ai livelli produttivi della media del triennio 2018/2021. Per le regioni del Nord, dopo le drammatiche riduzioni dello scorso anno, l’annata è andata bene (Lombardia +142%, Trentino Alto-Adige +122%, Veneto +67%, Piemonte +57%, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna +40%, Liguria +27%). Tuttavia, i valori produttivi del Nord restano largamente inferiori a quelli della media 2018/2021, ad eccezione dell’Emilia Romagna che nel 2022 li ha superati.

Prezzi in aumento

La riduzione della produzione nazionale, e anche di quella estera (giù anche la Spagna e la Tunisia, solo la Grecia raggiunge i livelli produttivi 2021 portandosi sopra le 300mila tonnellate), combinata con l’aumento dei costi di produzione, indicati da Ismea Mercati a +17,7% tra dicembre 2021 e dicembre 2022, fa aumentare i prezzi dell’olio a tutti i livelli: a livello di prezzi all’origine, indicano i listini mensili Ismea, a febbraio 2023 il prezzo pagato per l’olio extravergine d’oliva è in media di 6,11 euro al Kg, +47% su febbraio 2023. Consistenti anche gli incrementi dei prezzi all’ingrosso, con variazioni anno su anno abbondantemente sopra il 50%, mentre i prezzi al consumo registrano, stando ai dati del “carrello di spesa” dell’Istat, un incremento del 16% sempre su base annua. L’indice Clima di fiducia in agricoltura e nel settore olivicolo, per i produttori è negativo nel presente, più ottimista per il futuro a due-tre anni. E nel settore olivicolo è migliore rispetto al totale del comparto agricolo

Fonte Ansa

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