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Obama punta Marte: “Missione con astronauti entro il 2030”

“Abbiamo deciso di andare sulla luna in questo decennio e di impegnarci anche in altre imprese, non perché sono semplici, ma perché sono ardite, perché questo obiettivo ci permetterà di organizzare e di mettere alla prova il meglio delle nostre energie e delle nostre capacità, perché accettiamo di buon grado questa sfida, non abbiamo intenzione di rimandarla e siamo determinati a vincerla, insieme a tutte le altre”. Le parole di John Fitzgerald Kennedy, pronunciate alla Rice University di Houston (Texas) il 12 settembre 1962 diedero impulso all’epoca dell’esplorazione spaziale. Era l’alba del programma “Apollo“, che trovò compimento nel primo allunaggio, avvenuto il 20 luglio del 1969. L’ultima missione a portare l’uomo sul nostro satellite è stata quella dell’Apollo 17 nel 1972.

Da allora poco è cambiato. Vero: abbiamo inviato sonde in ogni angolo del sistema solare e oltre (si pensi alla Voyager 1), ci siamo dotati di sofisticati telescopi satellitari e abbiamo missioni permanenti in orbita, come quella della Iss. Ma l’uomo non ha mai più messo piede su un corpo celeste diverso dalla Terra. Ma nei prossimi anni qualcosa potrebbe cambiare. Ne è sicuro Barack Obama che ha fissato nel 2030 il termine ultimo entro cui portare i primi astronauti su Marte.

La Nasa e alcune aziende private, ha spiegato il numero uno della Casa Bianca, stanno lavorando per raggiungere un obiettivo che affascina e spaventa nello stesso tempo, ma che rappresenta la naturale prosecuzione del programma “Apollo”. “Si tratta di un fatto vitale per la storia dell’America – ha scritto Obama – inviare esseri umani entro il 2030 e farli ritornare sani e salvi, con l’ambizione definitiva di fare in modo, un giorno, che possano restare lì per un tempo prolungato”. Ottenere questo risultato, ha aggiunto, “richiederà la cooperazione tra il governo e il settore privato più innovativo, e già siamo ben messi su quella strada. Entro due anni compagnie private invieranno per la prima volta astronauti verso la stazione spaziale internazionale“.

Per toccare il suolo di Marte bisognerà procedere per gradi, perché il corpo umano non è in grado di sopravvivere per tempi prolungati al di fuori del campo gravitazionale terrestre. Per questo, ha spiegato, “il prossimo passo è andare oltre i confini dell’orbita della Terra. Stiamo lavorando insieme con partner privati per la realizzazione di nuove strutture che siano in grado di trasportare astronauti per lunghe missioni nello spazio profondo. Questo genere di missioni ci insegnerà in che modo gli esseri umani riescono a vivere lontano dalla Terra, ovvero ciò che abbiamo bisogno di sapere in merito a lunghi viaggi verso Marte”.

Facendo ricorso lla sua celebre retorica Obama ha raccontato: “Uno dei primi miei ricordi risale a quando sedevo sulle spalle di mio nonno, sventolando una bandiera al rientro dei nostri astronauti alle Hawaii. Ciò accadeva un anno prima che mettessimo piede sulla luna. Decenni dopo abbiamo inviato rover (robot che girano in lungo e in largo il Pianeta Rosso, ndr) su Marte…Oggi provo lo stesso sentimento di stupore di quando ero bambino verso il nostro programma spaziale”. L’auspicio è romantico: “Un giorno, spero di avere sulle mie spalle i miei nipoti. Guarderemo ancora le stelle con stupore, ma invece di desiderare il ritorno dei nostri intrepidi esploratori, sapremo che grazie alle scelte che facciamo oggi essi sono lì non solo per una missione, ma per restarvi. E questo renderà migliori anche le nostre vite qui sulla Terra”.

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