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Nuove dimissioni nel governo, delegazione di ministri chiede a Johnson di lasciare

Nelle ultime ore una decina di membri junior dell'esecutivo, con rango equivalente a quello di sottosegretario, ha annunciato l’addio

Ancora ore cariche di tensione per il governo britannico guidato dal primo ministro Boris Johnson, che oggi perde altri pezzi con le dimissioni di un altro ministro, Michael Gove, l’addio di una decina di membri junior dell’esecutivo. Intanto una delegazione di una mezza dozzina di ministri ha annunciato l’intenzione di chiedere al premier di dimettersi sullo sfondo della crisi provocata dallo scandalo legato alla accuse di molestie sessuali nei confronti dell’ex vicecapogruppo dei tories alla Camera dei Comuni Chris Pincer. Il governo britannico conta oltre 150 ruoli totali comprese le poltrone di minor peso, sull’insieme dei quali le dimissioni arrivate a una trentina. Mentre il vero organismo di potere è il consiglio di gabinetto (circa 30 membri, una ventina dei quali con diritto di voto) in seno al quale gli abbandoni sono stati finora due, Rishi Sunak e Sajid Javid., rispettivamente ex cancelliere dello Scacchiere ed ex Ministro della Salute.

La delegazione

Una delegazione composta da almeno una mezza dozzina di ministri rimasti fedeli a Johnson in seno al consiglio di gabinetto – sinedrio del governo britannico composto in totale da una trentina di membri – ha annunciato di volersi recare dal primo ministro per chiedergli di dimettersi sullo sfondo della crisi e dalla raffica di dimissioni in casa tory. Della delegazione fanno parte, secondo la Bbc, il ministro-capo gruppo (chief whip) Tory alla Camera dei Comuni, Chris Heaton-Harris, e i ministri dei Trasporti, Grant Shapps; dell’Irlanda del Nord, Brendon Lewis; del Galles, Simon Hurt. Secondo alcune fonti non ancora confermate, ci sarebbe anche Nadhim Zahawi, che appena ieri aveva accettato di restare al governo e di essere promosso da ministro dell’Istruzione a cancelliere dello Scacchiere. Interpellato al riguardo durante l’audizione di fronte al coordinamento dei presidenti di commissione della Camera dei Comuni, cui Johnson ha accettato di sottoporsi malgrado la crisi, il premier ha opposto un no comment, dicendo di non voler parlare di iniziative di cui “non sono a conoscenza”.

Nuove dimissioni

Nuovo colpo durissimo per Johnson, che perde il responsabile dello strategico portafogli del Livellamento delle Disuguaglianze Territoriali Michael Gove, sodale del premier attuale nella campagna referendaria pro Brexit del 2016. Gove ha fatto sapere oggi di ritenere che a questo punto Johnson debba dimettersi, come riferisce la Bbc. Nelle ultime ore un’altra decina di membri junior dell’esecutivo, con rango equivalente all’incirca a quello di sottosegretario, hanno annunciato il loro addio dicendo di non poter più servire sotto il premier attuale. Mentre si moltiplicano le lettere di deputati conservatori finora sostenitori del primo ministro che affermano di non avere ora più fiducia in lui e gli chiedono di farsi da parte.

Johnson: “Dobbiamo andare avanti”

Il premier britannico ha lasciato ancora una volta intendere di voler cercare di resistere durante un’audizione di fronte al coordinamento bipartisan dei presidenti di commissione della Camera dei Comuni, scrive Ansa. Johnson ha in ogni caso negato la prospettiva di elezioni politiche anticipate: “Non credo che nessuno le voglia in questo momento” di crisi globale, ha detto. “Credo invece che noi dobbiamo andare avanti, servire gli elettori e affrontare le priorità che stanno loro a cuore”.

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