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La nuova dottrina militare della Bielorussia

La Bielorussia pronta a rivedere la scelta dell'abbandono del nucleare sovietico: ipotizzata una nuova strategia d'utilizzo dell'atomica in ambito militare

Dopo la rinuncia, ormai trentennale, al nucleare sovietico, la Bielorussia decide per una nuova sterzata. Il Paese, infatti, ipotizza nuovamente l’uso dell’atomica in ambito militare nel quadro di un conflitto, anche questo ipotetico, tra l’alleata Russia e le forze delle Nato. Un programma che, tuttavia, dovrà passare dall’approvazione dell’Assemblea popolare panbielorussa.

Bielorussia, la nuova dottrina

Trent’anni dopo aver rinunciato all’arsenale nucleare ereditato dall’Unione Sovietica, la Bielorussia torna a ipotizzare l’uso dell’atomica nell’ambito di una nuova dottrina militare che rispecchia il livello di tensione raggiunto nella sfida tra Mosca e il suo alleato da una parte e la Nato dall’altro. Anche se non è chiaro come potrà applicarsi ai soli ordigni che effettivamente Minsk possiede, cioè le armi tattiche ricevute lo scorso anno dalla Russia, sulle quali mantengono il controllo i vertici militari russi.

Il quadro nucleare

La nuova dottrina, secondo l’agenzia Ap, è stata preannunciata dal ministro della Difesa, Viktor Khrenin, in una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale, e dovrà essere approvata dall’Assemblea popolare panbielorussa, un organismo rappresentativo che opera parallelamente al Parlamento. L’estate scorsa il presidente russo Vladimir Putin aveva deciso il trasferimento in Bielorussia di un numero imprecisato di testate nucleari tattiche. Quelle cioè da impiegare eventualmente sul campo di battaglia e con una carica minore rispetto a quelle strategiche. Secondo il segretario del Consiglio di Sicurezza bielorusso, Alexander Volfovich, tali armi dovrebbero scoraggiare in particolare una possibile aggressione delle forze di Varsavia. “Purtroppo le dichiarazioni dei nostri vicini, in particolare della Polonia, ci hanno costretto a rafforzare” la dottrina militare, ha sottolineato.

La rinuncia della Bielorussia

Con il cosiddetto memorandum di Budapest del 1994, la Bielorussia – come il Kazakhstan e l’Ucraina – aveva rinunciato alle armi nucleari rimaste sul suo territorio dopo lo scioglimento dell’Urss. Sotto la presidenza di Alexander Lukashenko, Minsk ha mantenuto i più stretti contatti con Mosca fra tutte le ex repubbliche sovietiche e nel febbraio del 2022 dal suo territorio sono passate parte delle truppe russe che hanno invaso l’Ucraina, anche se le sue forze non hanno partecipato all’operazione.

La Bielorussia non ha confermato ufficialmente la nuova dottrina militare, mentre Valery Revenko, responsabile del ministero della Difesa per la cooperazione internazionale, ha assicurato sul suo profilo X che, “nonostante la profonda crisi del sistema di sicurezza internazionale”, Minsk è pronta a “riprendere le ispezioni straniere sul suo territorio”.

La propaganda

Le tensioni tra la Russia e gli Stati baltici, intanto, sono state sottolineate in un commento di Putin, che ha denunciato le espulsioni di cittadini russi da quei Paesi. Il caso che a Mosca ha suscitato più clamore è stato quello di un ottantaduenne ex militare dell’Armata rossa, Boris Katkov, residente in Lettonia, accusato di attività propagandistica filorussa. “Quello che sta succedendo in Lettonia e nelle altre repubbliche baltiche – ha affermato Putin parlando a una riunione con responsabili delle municipalità russe – ci preoccupa: è una questione relativa alla nostra sicurezza nazionale”. E oggi la premier estone, Kaja Kallas, ha annunciato una modifica della Costituzione per revocare ai cittadini russi e bielorussi residenti il diritto di voto nelle elezioni amministrative.

È tornato nel frattempo a farsi sentire anche l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, affermando che l’Ucraina è parte dei “territori storici russi” e la sua stessa indipendenza provocherà nuovi conflitti, forse tra dieci o quindici anni. Mentre sul terreno il ministero della Difesa ha detto che “oltre 60 mercenari stranieri”, tra cui molti “francesi”, sono stati uccisi in un bombardamento effettuato dalle truppe russe a Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina.

Fonte: Ansa

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