Notte dei Ricercatori. InTerris all’INMI Lazzaro Spallanzani di Roma

In occasione della Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici, abbiamo scelto di far visita all'Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, dove oltre 1300 visitatori, guidati da duecento ricercatori, hanno partecipato a esperimenti scientifici, osservato cellule, virus e batteri al microscopio, giocato con l’Intelligenza Artificiale, hanno assistito alla gestione di un paziente con una malattia altamente contagiosa

da sin: Il Direttore Generale dell’Asl Roma 3, Francesca Milito; la Senatrice Pina Maturani, delegata del sindaco di Roma per l’Asl Roma 3; il Commissario Straodinario dello Spallanzani Cristina Matranga; il direttore scientifico dello Spallanzani Enrico Girardi; il Presidente del Municipio XII, Elio Tomassetti; il Presidente del Municipio XI, Gianluca Lanzi; il Presidente della Croce Rossa Italiana - Lazio, Adriano De Nardis (foto gentilmente concessa dall'INMI Spallanzani)

Un viaggio nella scienza e nella ricerca con l’aiuto di ricercatori e ricercatrici, virologi, medici che hanno spiegato con parole semplici ai più piccoli, ma anche ai più grandi, come funziona un ospedale che gestisce e cura le malattie infettive. Ecco come si è svolta la Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici all’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.

La visita

Oltre 1300 visitatori hanno affollato i padiglioni accolti e guidati da duecento ricercatori in un itinerario che ha attraversato 28 laboratori. Hanno partecipato a esperimenti scientifici, osservato cellule, virus e batteri al microscopio, assorbito informazioni sulle infezioni sessualmente trasmissibili, giocato con l’Intelligenza Artificiale, hanno assistito a “lezioni” di tecniche di rianimazione e all’arrivo e alla gestione di un paziente con una malattia altamente contagiosa. C’è chi ha partecipato a una simulazione di emergenza per il trattamento della zanzara tigre e del virus dengue: perché ci punge la zanzara, come allontanarla, che vaccini ci sono… Abbastanza per stimolare la curiosità e la fantasia dei bambini dai tre anni in su ma anche degli adulti, centrando l’obiettivo di avvicinare con un linguaggio semplice e immediatamente comprensibile e non più solo riservato agli addetti ai lavori.

Piccoli ricercatori a lezione (foto: INMI Spallanzani)

Lo Spallanzani è uno dei due IRCCS pubblici del Lazio, un luogo dove la ricerca scientifica pura si coniuga con l’assistenza ai malati. L’Istituto si occupa di malattie infettive, ed è in questa realtà che venerdì sera gli ospiti si sono trasformati per una notte in ricercatori trovandosi in mano delle provette, vedendo da vicino le cellule, i virus, indossando le tute anticontaminazione che medici e infermieri utilizzano per entrare in contatto con malati altamente contagiosi. Impossibile non restare affascinati.

Una Notte di successo

«La Notte della Ricerca è stata un grande successo e ne siamo molto felici – ha commentato in apertura di serata il commissario straordinario Cristina Matranga – con un risultato importante a maggior ragione perché è la prima Notte europea dei ricercatori che celebriamo dopo la pandemia. Tutti ricordiamo quanto lo Spallanzani ha fatto in epoca Covid e quella capacità di dare assistenza era il frutto di tanti anni di eccellente ricerca. Credo che questa sia una serata importante anche e soprattutto per far capire e ricordare a tutti quanto sia fondamentale coltivare il mondo della Scienza e della Ricerca rendendolo comprensibile e fruibile ed essere capaci di trasferire i risultati nella qualità dell’assistenza».

Come si effettua un massaggio cardiaco (foto: INMI Spallanzani)

«È un vero piacere aprire l’Istituto alla popolazione, soprattutto a tanti ragazzi – ha aggiunto il direttore scientifico Enrico Girardi – e spero che vedano che la Scienza può anche essere divertente. In questo Istituto ci sono tanti giovani che lavorano con curiosità ma, operando in un ambito in cui vicino ai loro laboratori ci sono delle persone malate che noi curiamo, anche con l’idea che quello che fanno può essere utile a curare meglio le persone».