Notre Dame, un anno fa il rogo che sconvolse il mondo

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Sembra quasi esser stato uno spartiacque, per la civiltà occidentale, l’incendio che squarciò la volta della Cattedrale di Notre Dame. Un anno esatto dal rogo che sintonizzò l’intera cristianità in diretta mondiale, per assistere allo scempio di uno dei suoi luoghi simbolo. Fu il crollo della flèche, in particolare, a simboleggiare la catastrofe: secoli interi di architettura e spiritualità abbattuti dalla violenza del fuoco, sotto gli occhi attoniti del mondo. I parigini in lacrime, con la colonna di fumo visibile da ogni parte della città. Attoniti quelli delle altre città, europee e non, tutti davanti alle proprie tv guardando, impotenti, le fiamme divorare la parte alta del principale luogo di culto della capitale francese.

I lavori

Il tetto è scomparso, con le antichissime travi che lo sorreggevano. Ma la facciata iconica della Cattedrale è sopravvissuta, così come i capolavori che navata e cappelle custodivano. La flèche, l’altissima guglia centrale, ha ceduto dopo aver resistito per oltre un’ora alla furia delle fiamme. Fusa, letteralmente, rilasciando impressionanti quantità di piombo nell’area del tetto che, già in estate, avevano costretto gli operai a sospendere i lavori di consolidamento. Ora è il coronavirus ad aver costretto il cantiere a fermarsi, in attesa, senza poter compiere interventi ulteriori fino a che il governo non darà il via libera. Probabilmente il prossimo 11 maggio. Sul tema è intervenuto il commissario straordinario per i lavori, Jean-Louis Georgelin, il quale ha parlato delle “prossime settimane” come possibile lasso temporale per la ripresa dei lavori.

L’attesa

Al momento Notre Dame è davvero un cantiere. I lavori in corso erano quelli di messa in sicurezza, iniziati dopo l’incendio. Ancora lontani, perlomeno di un anno, quelli di ricostruzione e restauro. Oggi, i campanili silenziosi si ergono a simbolo di un mondo che attende di ritrovare se stesso. La proprio libertà e, in qualche modo, il suo vecchio aspetto. Consapevole, però, che niente tornerà più come prima.

DM: