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Non solo Gaza: nel mondo una persona su dieci soffre la fame

Quella della Striscia, al momento, è un'emergenza visibile. Ma sul Pianeta, quasi 800 milioni di persona vivono in una cronica insicurezza alimentare

Se il cibo è fonte di vita, la garanzia dell’accesso alle derrate alimentari dovrebbe essere alla base di qualsiasi diritto, a prescindere dal Paese che lo applica. Il punto è che, negli anni, la disponibilità di scorte, prodotte o importate, ha subito uno squilibrio evidente, finendo per imporre alle Nazioni economicamente più svantaggiate o sconvolte da forti instabilità interne (ma anche esterne) una stretta automatica sull’accesso al cibo e persino all’acqua. È chiaro che una tale deriva sociale riguardi perlopiù i Paesi meno sviluppati o comunque già alle prese con condizioni di disagio socio-economico. Perché, in fondo, non tutti i conflitti riescono a mantenere acceso su di esse il riflettore dell’opinione pubblica. E laddove la guerra resta latente, spesso perpetrata attraverso la gestione del terrore da parte di cellule fondamentaliste, emergono i presupposti per la catastrofe umanitaria. A volte perenne.

La fame nel mondo

Significativo il dato emerso dalla recente indagine di Azione contro la Fame (Acf), secondo la quale l’accesso al cibo non solo non è garantito per tutti ma sarebbe sempre più difficile per una larga fetta di popolazione mondiale. Basti pensare che, come spiegato dal presidente Simone Garroni, “per 783 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo, il cibo è una questione di vita o di morte. Stasera, una persona su dieci andrà a letto affamata, senza sapere quando arriverà il suo prossimo pasto”. In questo senso, la Giornata mondiale dell’Alimentazione, ricorsa qualche giorno fa, è stata un’occasione di riflessione. Non sufficiente, però, alla disposizione perpetua di misure di contrasto all’emergenza alimentare. Semmai un momento utile per prendere coscienza dei nuovi numeri: “Molti non hanno il privilegio di un pasto sicuro e dobbiamo intensificare gli sforzi per portare nuove soluzioni. Ciascuna famiglia merita di avere accesso a cibo nutriente, oltre che alla salute, alla sicurezza e alla gioia che offre”.

Le possibili soluzioni

Il cibo come condivisione è un concetto che affonda le radici nella convivialità del pasto in famiglia. Anche in poca quantità, laddove non vi siano possibilità concrete di accedervi, come accaduto in passato anche nella società occidentale. Per questo non riuscire a garantire il diritto significa una pesante sconfitta per la società globalizzata, specie in virtù delle possibilità che oggi, rispetto ai secoli scorsi, consentono di effettuare un minimo di prevenzione. Soprattutto in virtù della “sperimentazione su soluzioni innovative, come trattamenti a basso costo, tecniche di coltivazione intelligenti dal punto di vista climatico, un’app per lo screening della malnutrizione e molto altro ancora. Oggi disponiamo degli strumenti e delle conoscenze necessarie per porre fine, in questa generazione, alla fame nel mondo”.

La situazione a Gaza

È chiaro che, in questo momento storico, l’attenzione della Comunità internazionale sia catalizzata da quanto accade in Medio Oriente. Più o meno come nei primi mesi della guerra in Ucraina, con l’ulteriore aggravante di un possibile allargamento del conflitto che andrebbe a compromettere non solo la stabilità territoriale ma anche quella internazionale. Al momento, a Gaza, “più di mezzo milione di civili innocenti sono stati costretti a fuggire in fretta e furia. Uomini, donne, bambini, anziani, disabili, malati, tutti obbligati ad abbandonare le loro case per cercare di arrivare vivi nell’area sud della Striscia di Gaza”. Una condizione che compromette anche il lavoro degli operatori umanitari, costretti anch’essi a muoversi in condizioni di sovraffollamento e penuria di scorte, anche igieniche. Un’emergenza in cui i corridoi umanitari rappresenterebbero solo il primo passo.

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