Edifici dati alle fiamme, notizie di spari e persino di uccisioni. Sono notizie allarmanti quelle che arrivano da Lagos, in Nigeria, dove secondo Amnesty International almeno 12 persone sarebbero rimaste vittime del fuoco della Polizia. Colpi che sarebbero stati esplosi durante una manifestazione di piazza due giorni fa, che aveva messo nel mirino la già sciolta Squadra speciale anti-rapina (Sars), accusata dai cittadini nigeriani di arresti arbitrari e violenze. Per contenere la furia della popolazione, il governo della Nigeria aveva imposto un coprifuoco di 24 ore, violato però dai manifestanti nonostante il presidente Muhammadu Buhari avesse già sciolto la Sars l’11 ottobre scorso. Persino sui social è dilagata la protesta, sulla scia dell’hashtag #EndSars.
Nigeria a ferro e fuoco
Ad aprire il fuoco sulla folla, secondo alcuni testimoni citati dalla Bbc, sarebbero stati degli uomini in tuta mimetica. Forse in tenuta militare. Nel frattempo, numerosi posti di blocco stradali sono stati disposti in tutta la città di Lagos. Qui, la sede di una delle principali emittenti televisive è stata date alle fiamme. Le autorità hanno negato che le Forze dell’ordine abbiano aperto il fuoco sui manifestanti. Tuttavia, anche altre organizzazioni mondiali, oltre a numerosi media internazionali, hanno riferito delle repressioni messe in atto contro i dimostranti. Anche altre città, peraltro, sono state percorse dall’onda del dissenso popolare: Abuja, capitale amministrativa del Paese, e Lekki, dove l’esercito avrebbe aperto il fuoco sui manifestanti provocando, secondo i testimoni citati da The Punch, almeno 29 vittime.
L’appello dell’Ue
“È allarmante apprendere che diverse persone sono state uccise e ferite nelle proteste incorso contro la Squadra speciale anti-rapina in Nigeria”. Così l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell -. È fondamentale che i responsabili delle violenze siano assicurati alla giustizia. A seguito della volontà del governo di portare a termine le riforme ci aspettiamo un’azione decisa”. Aspettativa che coincide con quella dei cittadini nigeriani che, dal malcontento per l’opera della Sars, hanno esteso le proprie proteste contro l’amministrazione nigeriana, coniando lo slogan “Revolution now”.