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Niente domiciliari, Cesare Battisti resta in carcere

L'ex Pac, condannato all'ergastolo, aveva fatto richiesta di misure alternative al carcere per ragioni di salute. Parere negativo dei giudici del Tribunale di Sorveglianza di Cagliari

Nessuna misura alternativa al carcere per Cesare Battisti. L’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, attualmente in carcere a Oristano dove sta scontando una condanna all’ergastolo, aveva inoltrato richiesta di arresti domiciliari in seguito al riscontro di un’epatite polmonare di tipo B. Una patologia che, unita al timore di contagio da Covid-19 in carcere, ha indotto i legali dell’ex Pac a richiedere il trasferimento presso una residenza parentale. I giudici del Tribunale di sorveglianza di Cagliari, però, hanno rigettato la richiesta formale, avendo il carcere di Oristano (in particolare il vicecapo del Dap Roberto Tartaglia), a quanto sembra, offerto disponibilità di possibili cure all’interno del penitenziario.

L’ultima latitanza

Battisti resterà dunque in carcere, condannato all’ergastolo per quattro omicidi (due dei quali commessi materialmente) dopo l’arresto, avvenuto al termine di una latitanza durata 40 anni, trascorsa tra la Francia e il Sud America, in particolare in Brasile, dove il governo Lula gli concesse lo status di residente permanente e il diritto d’asilo, in seguito revocato nel 2018 dal presidente Michel Temer. Da quel momento, per Battisti era cominciata una nuova latitanza, trascorsa brevemente al confine tra Brasile e Bolivia. L’arresto definitivo era scattato il 12 gennaio 2019, a Santa Cruz de la Sierra, proprio oltre il confine boliviano, dove l’ex terrorista venne prelevato da una squadra dell’Interpol (composta, fra gli altri, da alcuni uomini della Polizia italiana). Il 14 gennaio, a seguito dell’orine di estradizione diramato dal presidente Temer, Battisti è stato trasferito in Italia. Nel carcere di Oristano, ammise in seguito la sua colpevolezza e il ruolo avuto, come Pac, in quattro omicidi.

Interpellato sulla vicenda, l’ex presidente del Brasile, Lula, si dirà non pentito di aver concesso a Battisti il visto permanente nel suo Paese: “Le informazioni che avevo ricevuto dal ministero della Giustizia, che aveva seguito il processo, indicavano che non aveva commesso questi crimini”.

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