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Netanyahu sugli ostaggi: “Accordo più vicino”

Incontrando a Washington le famiglie dei rapiti, il premier israeliano apre spiragli positivi: "Potremmo raggiungere un accordo"

Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha incontrato a Washington le famiglie degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Secondo il primo ministro, la situazione sarebbe in divenire e potrebbe esserci margine per degli sviluppi positivi: “Se continuiamo così – ha detto – potremo raggiungere un accordo”. Nel frattempo, l’Oms si dice preoccupata per le emergenze sanitarie nei Territori palestinesi occupati.

Netanyahu ottimista sugli ostaggi

“Le condizioni per liberare gli ostaggi a Gaza stanno maturando”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu incontrando a Washington le famiglie dei rapiti. “Questo – ha spiegato – si deve alla fortissima pressione esercita su Hamas da Israele”. “Stiamo assistendo – ha aggiunto – a un certo cambiamento e penso che diventerà ancora maggiore. Quindi ci stiamo avvicinando”. “Credo – ha proseguito – che se continuiamo così potremo raggiungere un accordo. Premetto che si tratta di un processo, purtroppo non avviene tutto in una volta, ci saranno delle fasi, ma credo che possiamo portare avanti l’accordo”.

Katz: “Abu Mazen abbraccia Hamas”

“Invece di respingere il terrorismo, Mahmoud Abbas (Abu Mazen, ndr) abbraccia gli assassini e gli stupratori di Hamas rivelando la sua vera faccia“. Lo ha detto il ministro degli esteri Israel Katz sull’accordo firmato “in Cina da Hamas e Fatah per un controllo congiunto di Gaza dopo la guerra”. “In realtà – ha aggiunto Katz – questo non avverrà perchè il governo di Hamas sarà annientato e Abbas vedrà Gaza da lontano. La sicurezza di Israele resterà solo in mani israeliane”.

Preoccupazione dell’Oms

Ayadil Saparbekov, responsabile dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per le emergenze sanitarie nei territori palestinesi occupati, ha affermato che il numero di persone nella Striscia di Gaza che devono essere evacuate per ricevere cure mediche potrebbe essere salito a 14.000. Saparbekov ha dichiarato di essere “estremamente preoccupato” per le possibili epidemie a Gaza, devastata dalla guerra, dopo che il poliovirus è stato rilevato nelle acque reflue, e che le malattie trasmissibili potrebbero causare molte morti.

Rischio Houthi

Secondo fonti della capitale yemenita Sanaa citate dal quotidiano libanese filo-Hezbollah Al-Akhbar, il gruppo yemenita Houthi sostenuto dall’Iran si sta preparando a colpire nuovi obiettivi sensibili in Israele e nella regione per rappresaglia dopo l’attacco israeliano al porto di Hodeida. Secondo fonti yemenite, gli Houthi, in collaborazione con gruppi paramilitari sostenuti dall’Iran in Libano, Iraq e Siria, starebbero pianificando di colpire i porti israeliani di Ashdod, Ashkelon e Haifa sul Mediterraneo, oltre al porto di Eilat sul Mar Rosso.

I possibili obiettivi

Nel mirino ci sarebbero anche i giacimenti di gas israeliani nel Mediterraneo, così come le petroliere che trasportano carburante dall’Azerbaigian e dal Kazakistan a Israele attraverso il Mediterraneo orientale. Il gruppo yemenita avrebbe anche intenzione di utilizzare proiettili a lungo raggio per colpire il “commercio marittimo nemico” diretto verso il Capo di Buona Speranza lungo le coste africane, rotta molto più lunga di quella attraverso il Canale di Suez, ma sempre più utilizzata da quando gli Houthi hanno preso di mira le navi in transito nel Mar Rosso con presunti collegamenti con Israele, gli Stati Uniti o la Gran Bretagna.

Fonte: Ansa

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