Netanyahu al Congresso: “Con Hamas scontro tra barbarie e civiltà”

Benyamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu, Prime Minister of Israel, Office of the Prime Minister of Israel - Foto © Greg Beadle,

È un Congresso diviso quello che ha accolto il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, intervenuto per parlare della guerra in corso con Hamas (definito “uno scontro tra barbarie e civiltà”) e, al contempo, delle relazioni tra Stati Uniti e Israele. Il clima, però, è stato a metà tra l’accogliente e l’ostile: un centinaio le defezioni tra i democratici, tra le quali è spiccata quella di Kamala Harris. Il premier coglie l’occasione anche per un omaggio a Trump e alla sua presidenza, prima del previsto incontro a Mar-a-Lago.

Netanyahu a Capitol Hill

“Sono venuto qui per assicurarvi una cosa, che vinceremo. Quello che sta accadendo non è uno scontro di civiltà, ma tra barbarie e civiltà, tra coloro che glorificano la morte e coloro che glorificano la vita. Per far trionfare le forze della civiltà, Usa e Israele devono stare insieme”. Tra lunghi applausi e più di qualche fischio, Benyamin Netanyahu ha arringato per la quarta volta il Congresso americano – una in più di Winston Churchill – in un’America distratta dalla sorprendente ascesa di Kamala Harris e poche ore prima che Joe Biden spiegasse alla nazione il motivo del suo ritiro, rubandogli in parte la scena.

Congresso off limits

Il premier israeliano ha parlato in un Capitol diviso e blindatissimo, tra numerose defezioni dem (circa 100) e le fragorose proteste di migliaia di manifestanti filo palestinesi che lo hanno assediato anche davanti al suo hotel al Watergate. E che ha apostrofato sprezzantemente in aula come “utili idioti dell’Iran”. Il focus è stato ovviamente difendere il proprio operato a Gaza, ottenere sostegno per continuare la battaglia contro Hamas e contenere i gruppi filo iraniani come Hezbollah e Houthi mettendo nel mirino “l’asse del terrore iraniano che minaccia Usa, Israele e il mondo arabo”.

Il cessate il fuoco

Ma anche rassicurare sugli sforzi per completare l’accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi caldeggiato da Biden, che ha ringraziato per il suo “sincero sostegno” in tutti i suoi 50 anni di politica. Un discorso meno conflittuale di quello del 2015, quando utilizzò l’invito dei repubblicani per criticare la politica dell’allora presidente Barack Obama sull’Iran. E più bipartisan, cercando di rafforzare i suoi tradizionali legami col Grand Old Party ma anche di allentare la tensione con il presidente dem, su cui comunque dovrà fare affidamento per i prossimi sei mesi: con lui si vedrà giovedì, incontrando anche i famigliari degli ostaggi, mentre con la sua vice avrà un incontro separato, prima di volare venerdì a Mar-a-Lago per un faccia a faccia con Donald Trump.

Assente Kamala Harris

Kamala Harris però ha scelto di non presiedere il Parlamento a Camere riunite per il discorso di Bibi, invocando precedenti impegni elettorali a Indianapolis. Dietro questa mossa qualcuno intravede un tentativo di prendere ulteriormente le distanze dalla sua gestione della guerra a Gaza, recuperando elettoralmente la fronda della protesta dem contro la linea giudicata troppo morbida di Biden. Lo speaker della Camera Mike Johnson l’ha attaccata accusandola di slealtà verso “il nostro più importante alleato strategico in questo momento”. Ma non c’era neppure il senatore J.D. Vance, il vice di Trump, impegnato anche lui in campagna elettorale.

Netanyahu a Mar-a-Lago

Il premier israeliano troverà sicuramente un ambiente meno ostile a Mar-a-Lago per il primo incontro con Trump dopo la fine della sua presidenza, quando lo accusò di “tradimento” per essersi affrettato a congratularsi con Biden riconoscendone la vittoria. Ormai tutti i principali nodi della politica estera passano anche da Palm Beach: dall’Ucraina al Medio Oriente.

L’omaggio a Trump

Netanyahu al Congresso americano rende omaggio a Trump
Parlando al Congresso americano, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ringraziato non solo Joe Biden, ma anche Donald Trump per quanto fatto da presidente: dagli accordi di Abramo al riconoscimento di Gerusalemme capitale dello Stato ebraico con il trasferimento dell’ambasciata Usa, fino alla lotta senza quartiere all’Iran.

Fonte: Ansa