Non ci sarebbero più dubbi: Aleksej Navalny, principale avversario politico di Vladimir Putin, è stato avvelenato. A darne conferma, la notizia fatta circolare dal governo tedesco, in cui è stato specificato che Berlino avrebbe acquisito “prove che non lasciano dubbi”. Secondo il portavoce dell’esecutivo, Steffen Seibert, “il governo tedesco condanna questo attacco nel modo nel modo più severo e chiede di fare chiarezza con urgenza”. Non solo: secondo i medici tedeschi, si sarebbe finalmente riusciti a risalire alla sostanza che ha avvelenato Navalny, identificata come Novichok. Lo stesso agente nervino che, nel 2018, mise a rischio la vita dell’ex 007 sovietico Sergeij Skripal e di sua figlia Yulia, avvelenati a Salisbury.
Navalny, il governo Merkel chiede chiarezza
Una notizia che rimbalza con forza nell’opinione pubblica europea. A cominciare naturalmente dalla Germania, dove Navalny è stato trasferito d’urgenza dopo essersi sentito male durante un volo. Seibert ha fatto sapere che “sette ministri del gabinetto Merkel si sono incontrati oggi per deliberare sui prossimi passi da fare”. E la stessa Ue, così come la Nato, verranno informate dei risultati dell’inchiesta. Cosa che, stando alle dichiarazioni di Mosca, non sarebbe avvenuta con il Cremlino, dal quale fanno sapere che gli ulteriori dettagli dell’inchiesta non sono ancora giunti in Russia. Già nei giorni scorsi, a ogni modo, era stato ipotizzato l’utilizzo di agenti nervini per avvelenare l’oppositore politico del presidente russo. Un’ipotesi che, in giornata, avrebbe avuto non solo conferma ma anche il riscontro di alcune assonanze al caso Skripal.
Da Litvinenko a Skripal
La vicenda dell’ex 007, che in un primo momento riportò alla mente il caso dell’ex 007 poi oppositore Aleksandr Litvinenko, morto a Londra in seguito a un avvelenamento da polonio-210, aveva sortito effetti importanti nelle relazioni internazionali di Mosca. Una tensione riscontrata innanzitutto con la Gran Bretagna, che fin da subito aveva accusato la Russia di essere coinvolta nell’aver immesso la sostanza (il Novichok) nel centro commerciale di Salisbury, dove Skripal e sua figlia vi erano poi venuti a contatto. Accuse sempre respinte da Mosca, nonostante la convinzione britannica (definita ufficialmente “un’alta probabilità”) che dietro l’avvelenamento ci fosse la regia russia. Per l’ex agente segreto e per sua figlia gli effetti non si rivelarono comunque letali contrariamente a Litvinenko, sulla cui morte, a distanza di 14 anni, restano ancora diversi punti oscuri.