Nemmeno ventiquattr’ore e la tregua del Nagorno Karabakh appare già in bilico. Le forze armene, infatti, avrebbero operato un attacco a colpi d’artiglieria contro la città di Ganja, la seconda maggiore dell’Azerbaigian dopo la capitale Baku. A renderlo noto, un comunicato del Ministero degli Esteri azero, apparso su Twitter. Un attacco che, secondo Baku, avrebbe preso di mira un’area residenziale della città, ferendo almeno 33 persone, fra le quali alcuni bambini. Abbastanza per far vacillare, fin quasi al punto di rottura, un accordo raggiunto a fatica e solo grazie alla mediazione russa. Anche perché, secondo l’Azerbaigian, sette persone avrebbero anche perso la vita nell’attacco. Tutti civili. Il che significherebbe la violazione “delle norme della Convenzione di Ginevra sulla protezione dei civili”.
La questione Ganja
L’Armenia rispedisce le accuse al mittente, affermando tramite il Ministero della Difesa dei separatisti del Nagorno Karabakh che quel bombardamento non è stato effettuato. Anzi, che le bordate su Ganja sarebbero “una bugia assoluta” e che le forze armene abbiano rispettato la tregua stipulata ieri. Ma non cambia poi molto: il rimpallo di responsabilità, fra chi bombarderebbe e chi mentirebbe sugli avvenuti bombardamenti, certifica una volta di più la tensione crescente fra i due Paesi, al netto di qualsiasi accordo di cessate il fuoco. Già ieri, del resto, sia azeri che armeni si erano accusati a vicenda di non rispettare l’intesa di Mosca, attribuendo l’uno all’altro attacchi e contrattacchi. Uno stallo comune ad altre zone di tensione endogena in altre parti del globo, di certo non utile a stemperare gli animi né a definire i prossimi passi a livello diplomatico.
Tregua debole
La contesa storica, al momento, si conferma più forte della volontà reale di mettere a tacere le armi. E il rischio che il Caucaso si trasformi in una nuova polveriera esiste ancora anche se, finora, i passi degli altri attori internazionali, convitati di pietra nella disputa sul Nagorno Karabakh, sembrano essere stati esclusivamente in direzione della mediazione. Perlomeno da parte russa, anche se nemmeno sul fronte turco sono arrivate conferme circa un’effettiva discesa in campo di forze facenti capo ad Ankara, alleato dell’Azerbaigian. La tregua, per questo, resta un passo ancora dagli esiti incerti e fin troppo fragili.