Alla luce dei conflitti aperti nel mondo, “l’esperienza della pace è quanto di più lontano ci sia dal cuore dell’uomo. Pace è una della parole più ripetute, forse la più ripetuta nel parlare quotidiano, nei discorsi politici e religiosi. Quando si parla tanto di qualcosa è perché probabilmente è assente. A me è capitato speso in questi mesi, in questi anni, non solo dopo il 24 febbraio”, data di inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, “di sentire tanti fedeli che non vogliono o non riescono a sentire parlare di pace anche se la desiderano dal più profondo del loro cuore”. Lo ha detto Monsignor Paolo Pezzi, Arcivescovo Metropolita della Madre di Dio a Mosca, intervenendo, in videocollegamento, all’incontro “Artigiani di pace. La passione di conciliare” al Meeting di Rimini.
Le parole di mons. Paolo Pezzi
In questi tempi, ha osservato riferendosi in particolare al rito della confessione , “mi ha colpito come tutti, spesso in lacrime, si siano venuti a confessare, confessando non solo e non tanto un peccato ma questa incapacità a respingere la violenza, l’odio che sentivano nel loro cuore. Per qualcuno l’unica via di fuga era come l’indifferenza, un cercare di non pensarci”. Anche perché, ha proseguito Monsignor Pezzi, “l’esperienza della pace, il dono della pace non è una conquista umana. Non raggiungeremo la pace dopo un certo passo, una tappa, di un certo cammino: l’odio, questa rabbia cattiva, la cattiveria non sono parte della nostra esperienza umana ma qualcosa che arriva da fuori, – ha aggiunto -: è la spada di Satana, la menzogna. Abbiamo una forza che è quella di domandarla, la pace, e di accoglierla come Cristo ce la da nei nostri rapporti. La pace – ha concluso – è un dono e come tale va accolta e riconosciuta“.
Il perdono
Nel corso di un incontro sul tema del perdono ad una ragazza ucraina il cui fratello era stato richiamato alle armi e “che mi chiedeva, ‘allora mio fratello deve andare a farsi ammazzare?‘ Ho risposto che suo fratello doveva certamente andare e imbracciare il fucile, nel senso che difendere la patria in certi momenti è un valore importante, in certe occasioni può richiedere la vita”, ha detto Monsignor Pezzi. “Quindi – ha proseguito riferendosi al fratello della giovane ucraina oggetto del suo racconto – avrebbe dovuto uccidere o essere ucciso: non poteva certo fare finta che questo non sarebbe successo. Però le ho detto – ha argomentato ancora – se tuo fratello non perdonerà prima di sparare, lui si porterà l’odio nel suo cuore per tutta la vita, finché campa” anche perché “se ucciderà il nemico avrà perso un’occasione perché questo nemico potesse trasformarsi in fratello. Certo – ha concluso Pezzi – mi si può obiettare molto, mi si può dire che questo non è possibile, ragionevole che non si può chiedere così tanto. Ma non è possibile eludere l’esperienza del perdono per poter vivere“.
La pace è un valore
“La pace oggi è un valore non un’esperienza“, ha affermato, aggiungendo che in questi tempi, ha argomentato ,”non c’é una verità per tutti. Ci sono verità parziali: questo si vede bene quando vengono sottolineati dal potere determinati valori. La pace oggi è un valore non un’esperienza. Se vengono sottolineati ideologicamente questi valori ci si ritorcono contro – ha concluso Pezzi -: in mano al potere questi valori diventano giustificazione della più spietata violenza. Ogni potere si sente portatore di una chiamata messianica”.