Un’emergenza continua quella delle rotte migratorie. Solo dall’inizio dell’anno, oltre 14 mila migranti sono già sbarcati in Italia. E le ong criticano la gestione europea.
Migranti, gli sbarchi
Sono 14.104 i migranti sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno ad oggi, secondo i dati del ministero dell’Interno che vengono aggiornati quotidianamente. Nello stesso periodo del 2022 erano stati 5.345: l’aumento è dunque del 164%. Guinea (1.772) e Costa d’Avorio (1.720) sono i principali Paesi di provenienza di chi è arrivato via mare in questo 2023. I minori non accompagnati sono stati 861.
Il post-decreto
Le persone soccorse dalle navi organizzazioni umanitarie sono invece 855, pari al 6% del totale. La grande maggioranza dei migranti sbarcati in Italia ha toccato dunque terra autonomamente, oppure è stata salvata dalle motovedette della Guardia costiera e della Guardia finanza. Il decreto con la stretta all’azione delle navi umanitarie è entrato in vigore lo scorso 3 gennaio e giovedì scorso c’è stata la prima applicazione: la Geo Barents, la nave di Medici Senza Frontiere, è stata fermata per 20 giorni per non aver fornito alla Guardia costiera i dati del Vdr (Voyage Data Recorder), la scatola nera.
Le rotte migratorie
Tre le rotte principali seguite dalle imbarcazioni con migranti: la più frequentata è quella che parte dalla Libia, responsabile nel 2022 di circa la metà degli arrivi complessivi; è lungo questo tratto che operano le navi ong. C’è poi quella che origina dalla Tunisia (un terzo degli arrivi) e, infine, quella orientale, proveniente in gran parte dalle coste turche. Da questa rotta proviene circa il 20% dei migranti sbarcati. Attraverso quest’ultima viaggiano prevalentemente siriani, iracheni, iraniani, afghani, pakistani, come registrato durante il naufragio di questa notte in Calabria. E nel 2023 sono sbarcati finora mille pakistani e 372 siriani. La Geo Barents di Medici senza frontiere ha soccorso quasi la metà (443 persone) dei migranti giunti in porto su navi umanitarie; segue la Ocean Viking di Sos Mediterranee (216), la Life Support di Emergency (156) e la Aita Mari di Salvamento Maritimo Humanitario (40).
L’accusa delle ong
La tragedia di Crotone è “frutto di precise scelte politiche” perché “non soccorrere è un crimine”. Si leva alta la voce delle Ong, da Emergency a Medici senza frontiere, dopo la morte di 58 migranti – questo al momento il triste bilancio – per il naufragio di un caicco avvenuto all’alba davanti alle coste del Crotonese: le critiche senza mezzi termini investono l’Italia ma anche l’Europa. E il ricordo di Unicef va al piccolo Aylan, il bambino profugo morto nell’ottobre del 2015 su una spiaggia turca le cui immagini fecero il giro del mondo: “Non ci era bastata quella terribile immagine?”.
Fonte: Ansa