Molti buoni propositi e poco più. L’ennesimo vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea che si è svolto a Bruxelles rischia di concludersi in un nuovo nulla di fatto per quanto riguarda il problema immigrazione. Qualche speranza era stata alimentata dalle parole del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che al termine del summit aveva parlato di un accordo per “sostenere di più l’Italia” e che la situazione nel Mediterraneo centrale “rimane critica in termini di arrivi irregolari di migranti“. Le ultime cifre, infatti, parlano di oltre 2000 morti nei primi sei mesi dell’anno.
Il mea culpa di Macron
Anche il presidente francese Macron, nel corso di una conferenza stampa congiunta con la cancelliera tedesca Merkel, aveva affermato che “la sfida migratoria è una sfida comune. Dobbiamo far prova di solidarietà quando un nostro vicino fa fronte a un arrivo massiccio di rifugiati o migranti“. “Non abbiamo ascoltato l’Italia mentre annunciava l’ondata che arrivava” ha aggiunto Macron, sottolineando che è stato un errore e denunciando la “mancanza di solidarietà europea per ripartire il fardello”. Ma al di là delle dichiarazioni d’intento, i fatti dicono ben altro.
Merkel: ripartizione al palo
La stessa cancelliera Angela Merkel, pur ribadendo che “se siamo insieme attorno a un tavolo, se abbiamo frontiere comuni, dobbiamo metterci al posto di un premier greco o di un presidente del Consiglio italiano che vedono arrivare ogni giorno migliaia di rifugiati” e che “non smetterò di parlarne”, chiedendo che la solidarietà sia dimostrata da tutti gli Stati membri, ha ammesso che “purtroppo non ci sono progressi nella questione della ripartizione interna all’Ue”. E questo resta uno degli scogli più difficili da superare, nonostante l’avvio delle procedure di infrazione nei confronti dei Paesi che non rispettano la propria quota di accoglienza. “Ci sono progressi costanti nella lotta contro le cause dell’immigrazione e la questione delle frontiere esterne – ha spiegato Merkel – ma progressi a breve non sono possibili”.
L’Austria aumenta i controlli
Lo dimostra anche la decisione dell’Austria di intensificare i controlli alla frontiera del Brennero. “Servono come segnale per l’Italia. Il management di controllo di treni merci, regionali e passeggeri di lunga percorrenza presso la stazione di Brennero-Seehof servono contro il passaggio dei profughi e sono anche un avvertimento per gli immigrati clandestini” ha detto il governatore del Tirolo, Guenther Platter dopo l’incontro con il ministro dell’Interno austriaco, Wolfgang Sobotka ed il rappresentante delle ferrovie austriache Oebb, Werner Baltram servito ad organizzare la struttura di controllo dei convogli provenienti dall’Italia. “Nessuno può farci prevedere come questa situazione si svilupperà, rimane quindi la preparazione del dispositivo di sicurezza per ogni evenienza” ha aggiunto Sobotka.
Gentiloni: “Individuato un sentiero”
Nonostante queste premesse, il premier italiano Gentiloni è piuttosto soddisfatto dei risultati del Vertice: “La partita di questi due giorni non era di risolvere il problema ma di affermare alcuni concetti” ha detto il presidente del Consiglio. Dalla richiesta di “un maggiore impegno degli Stati membri nel fondo fiduciario per i Paesi africani, soprattutto per il Nord Africa” alla “solidarietà con i paesi in prima linea, Italia e Grecia”, dall'”utilizzo delle politiche dei visti per incentivare gli accordi sui rimpatri” al rafforzamento della “cooperazione regionale nelle attività di ricerca e salvataggio in mare” che tradotto significa, secondo il premier, che “non può essere solo il Paese di primo arrivo a farsi carico dell’accoglienza dei migranti“. Si tratta, ha detto Gentiloni, di “una porta che si apre“, che “conferma l’impegno europeo a sostenere i passi avanti dell’Italia in particolare nel sostegno alla guardia costiera libica”. C’è insomma la “consapevolezza che una strada o almeno un sentiero è stato individuato: basta pensare che abbiamo avuto 8.600 salvataggi in mare negli ultimi 6 mesi e quasi 6mila rimpatri operati dall’Oim: non si è ancora invertita la tendenza dei flussi migratori verso l’Italia ma questi numeri ci indicano la strada da percorrere per ottenere risultati”.
Alfano critica l’Europa
Da Bari si è fatto sentire anche il ministro degli Esteri Angelino Alfano, che non ha risparmiato critiche: “Sulla immigrazione l’Europa è veramente indietro – ha detto – Stiamo lavorando anche bypassando l’Europa ma non dimenticando che l’Europa deve fare il proprio lavoro. Nei prossimi giorni ospiterò a Roma un vertice con alcuni Paesi europei e alcuni Paesi africani di transito per evitare che i migranti arrivino in Libia, così risparmiamo anche un pezzo di fatica libica per arginare le partenze”.