Non c’è solo il coronavirus a rendere così difficile il giorno di Pasqua. Si profila infatti una nuova tragedia nel Mediterraneo dove, secondo l’ong Sea Watch, un barcone si sarebbe capovolto mentre tentava la traversata dalla Libia a Malta. L’allarme viene lanciato attraverso un tweet, nel quale l’organizzazione non governativa riferisce che il gommone era uno dei quattro che, da ieri, vagavano alla deriva nel braccio di mare che separa la costa libica da quella maltese, per un totale di 250 migranti stipati nelle imbarcazioni. Un numero di persone compreso fra 47 e 85 sarebbero state imbarcate sul barcone vittima del naufragio. Sea Watch parla di migranti “lasciati morire soli nel giorno di Pasqua da un’Europa che parla a vuoto di solidarietà verso le persone che soffrono”.
🔴Lasciati morire soli nel giorno di #Pasqua da un’Europa che parla a vuoto di solidarietà verso le persone che soffrono.
250 persone erano alla deriva da ieri su 4 gommoni.
Oggi avvistamenti @Frontex li riportano ancora in mare e uno capovolto. Naufragato con le persone a bordo. pic.twitter.com/3Gy6XSSNwk— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) April 12, 2020
Il caso Alan Kurdi
Nel frattempo, sembra in via di definizione il caso della nave Alan Kurdi, della ong tedesca Sea Eye, che al momento incrocia al largo delle coste occidentali della Sicilia in attesa di conoscere il futuro dei 156 migranti a bordo, soccorsi nelle scorse ore. Sembra che la nave non attraccherà in porti italiani ma, probabilmente, verrà raggiunta da un’altra imbarcazione dove i naufraghi trascorreranno il periodo di quarantena. Su tale nave, inoltre, verranno svolti tutti i controlli del caso da parte del personale della Croce Rossa, secondo quanto riportato in un provvedimento della Protezione Civile a firma del capo Angelo Borrelli.
L’intervento del Mit
A dar conto dell’operazione è il Ministero dei Trasporti, che aveva avanzato la richiesta alla Protezione Civile: “L’intervento di natura umanitaria non può avvenire con lo sbarco presso i porti italiani – ha riferito il Mit -, a causa della forte pressione organizzativa e sanitaria, in questa fase emergenziale da Covid 19. Pressione che renderebbe complesso affrontare l’accoglienza in piena sicurezza per i soccorritori e per le persone soccorse. Tale intervento avviene, inoltre, nel pieno rispetto delle regole vigenti per gli italiani in Italia e per gli italiani che rimpatriano, nonché a seguito della Dichiarazione sui porti italiani ai sensi della convenzione di Amburgo”.