Dopo la messa con le popolazioni indigene del Chiapas, Francesco incontra le famiglie messicane allo stadio “Victor Manuel Reyna” di Tuxtla Gutiérrez. Ad accoglierlo è il Governatore dello Stato del Chiapas, che gli consegna le chiavi della Città. Il dialogo con le coppie di coniugi è introdotto dall’indirizzo di saluto dell’Arcivescovo del luogo, S.E. Mons. Fabio Martínez Castillo. Francesco entra subito in dialogo con le famiglie presenti. “Buon pomeriggio”, esclama.
Quattro nuclei familiari raccontano al Papa le loro storie. Parlano un ragazzo disabile affetto da distrofia muscolare, il figlio di una coppia di sposi che hanno festeggiato 50 anni di matrimonio, due divorziati risposati e una donna nubile con cinque figli. In migliaia lo acclamano. Si pone in ascolto delle famiglie e dei ragazzi del Chiapas. Bergoglio rende grazie al Signore per la sua presenza sul suolo messicano: “è bello essere su questa terra, è bello essere in questo luogo che grazie a voi ha sapore di famiglia, di casa. Rendo grazie a Dio per i vostri volti e la vostra presenza, ringrazio Dio per il palpitare della Sua presenza nelle vostre famiglie”. A chi a chi ha testimoniato la propria esperienza, il Pontefice fa un ringraziamento speciale: “Ci avete aperto le porte delle vostre case e delle vostre vite; ci avete permesso di sedere alla vostra mensa dove condividete il pane che vi nutre e il sudore davanti alle difficoltà quotidiane. Il pane delle gioie, della speranza, dei sogni e del sudore davanti alle amarezze, alla delusione e alle cadute. Grazie per averci permesso di entrare nelle vostre famiglie, alla vostra mensa, nella vostra casa”.
Nel rispondere a Manuel, il ragazzo paraplegico, afferma di essere colpito dall’espressione “dare coraggio (echarle ganas)”. Questo è ciò che fa lo Spirito Santo, “ci da coraggio, ci regala motivi per continuare a scommettere, sognare e costruire una vita che sappia di casa, di famiglia”. Questo è il disegno di Dio. “ Quando tutto sembrava perduto quella sera nel giardino dell’Eden – prosegue il Papa -, Dio Padre ha dato coraggio a quella giovane coppia e le ha mostrato che non tutto era perduto. Quando il popolo di Israele sentiva che non c’era più un senso nell’attraversare il deserto, Dio Padre lo ha incitato ad avere coraggio con la manna. Quando venne la pienezza dei tempi, Dio Padre ha dato coraggio all’umanità per sempre dandoci il suo Figlio”.
Anche noi, durante le nostre vite, abbiamo fatto “esperienze che, in molti momenti e in forme differenti, Dio Padre ha dato coraggio alla nostra vita”. Francesco pone ai presenti una domanda: “Perché non può fare altrimenti? Perché il suo nome è amore, il suo nome è un dono gratuito, il suo nome è dedizione, il suo nome è misericordia. Tutto ciò ce lo ha fatto conoscere in tutta la sua forza e chiarezza in Gesù che ha speso la sua vita fino alla morte per rendere possibile il Regno di Dio”. Questo regno ha il sapore di famiglia”. Solo con Gesù questo Regno è possibile.
Prega per gli adolescenti Francesco, quelli “che sono scoraggiati e vivono momenti difficili, senza slancio, senza forza, svogliati”. Ciò è dovuto alla solitudine, “non hanno nessuno con cui parlare. La precarietà, la scarsità, molto spesso il non avere neppure il minimo indispensabile può farci disperare, può farci sentire una forte ansia perché non sappiamo come fare per andare avanti e ancora di più quando abbiamo dei figli a carico. La precarietà, non solo minaccia la stomaco, ma può minacciare perfino l’anima. C’è una precarietà che può essere molto pericolosa, che può insinuarsi in noi senza che ce ne accorgiamo, ed è la quella che nasce dalla solitudine e dall’isolamento”, chiamato dal Papa “un cattivo consigliere”.
“La più grande tentazione che abbiamo di fronte è starcene da soli – prosegue Bergoglio -, e lungi dal darci coraggio questo atteggiamento, come la tarma, ci inaridisce l’anima”. Per combattere la precarietà non bastano le “leggi che proteggano e garantiscano il minimo necessario affinché ogni famiglia e ogni persona possa crescere attraverso lo studio e un lavoro dignitoso”, è necessario l’amore di Dio che ognuno di noi sperimenta “nel servizio e nell’assistenza agli altri. Leggi e impegno personale sono un buon abbinamento per spezzare la spirale della precarietà”.
Al giorno d’oggi, la “famiglia viene messa in discussione. Si crede che essa sia un modello ormai superato e incapace di trovare posto all’interno delle nostre società che, sotto il pretesto della modernità, sempre più favoriscono un sistema basato sul modello dell’isolamento”. Il Papa sa che vivere in famiglia non è facile, “spesso è doloroso e faticoso, ma, come più di una volta ho detto riferendomi alla Chiesa, penso che questo possa essere applicato anche alla famiglia: preferisco una famiglia ferita che ogni giorno cerca di coniugare l’amore, a una società malata per la chiusura e la comodità della paura di amare. Preferisco una famiglia che una volta dopo l’altra cerca di ricominciare a una società narcisistica e ossessionata dal lusso e dalle comodità. Io preferisco una famiglia con la faccia stanca per i sacrifici ai volti imbellettati che non sanno di tenerezza e compassione”.
“Mi hanno chiesto di pregare per voi e voglio iniziare a farlo proprio ora. Voi, cari messicani, avete un di più, correte avvantaggiati, – dice Francesco -. Avete la Madre, la Madonna di Guadalupe che ha voluto visitare queste terre, e questo ci dà la certezza che, attraverso la sua intercessione, questo sogno chiamato famiglia non sarà sconfitto dall’insicurezza e dalla solitudine. Lei è sempre pronta a difendere le nostre famiglie, il nostro futuro, è sempre pronta a darci coraggio donandoci il suo Figlio. Per questo vi invito a prenderci per mano e pregare insieme l’Ave Maria”
Dopo il discorso, Bergoglio conferma le promesse matrimoniali degli sposi presenti e augura a tutti i fidanzati di poter vivere presto la gioia dell’essere coniugi. Si canta il Padre Nostro, e prima della benedizione finale, il Papa chiede di pregare affinchè san Giuseppe interceda per tutte le famiglie del mondo. Acclamato dalla folla, Francesco torna in aereo alla Nunziatura di Città del Messico, dove trascorrerà la notte.