Santa Messa a Budapest, il Papa: “Non rassegniamoci a una fede di riti e ripetizioni”

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Per Paolo VI fu in India e in Colombia. Giovanni Paolo II fu presente più volte, come nell’anno giubilare 2000, a Roma. Papa Francesco entra in Piazza degli Eroi e chiude il 58esimo Congresso Eucaristico di Budapest, tappa del suo viaggio apostolico in Ungheria e Slovacchia. Terzo Pontefice dell’epoca moderna a presenziare all’evento. Un’occasione per ripercorre le tappe cruciali del suo pellegrinaggio nel cuore dell’Europa, incentrando l’omelia della Santa Messa di chiusura del Congresso su una frase di Gesù, rivolta ai propri discepoli: “Ma voi, chi dite che io sia?” (Mc 8,29). Una domanda che “mette alle strette i discepoli e segna una svolta nel loro cammino dietro al Maestro”. Essi lo conoscevano ma “non pensavano ancora come Lui. Mancava il passaggio decisivo, quello dall’ammirazione per Gesù all’imitazione di Gesù”.

Foto © Vatican Media

Il rinnovamento del discepolato

Dalla risposta alla domanda posta da Gesù, ricorda Papa Francesco, scaturisce il rinnovamento del discepolato, che si articola attraverso tre passaggi: “L’annuncio di Gesù, il discernimento, il cammino”. Il primo di questi nasce dalle parole di Pietro: “Tu sei il Cristo”. Una risposta alla quale segue l’ordine di Gesù di non parlare ad alcuno di lui. “Per una ragione precisa: dire che Gesù è il Cristo, il Messia, è esatto ma incompleto. C’è sempre il rischio di annunciare una falsa messianicità, secondo gli uomini e non secondo Dio”. E’ da quel momento che Gesù inizia a rivelare la sua identità, quella dell’Eucaristia: “Spiega che la sua missione sarebbe culminata, sì, nella gloria della risurrezione, ma passando attraverso l’umiliazione della croce… Gesù impone il silenzio sulla sua identità messianica, non però sulla croce che lo attende”.

Il discernimento

L’Eucaristia, ricorda il Papa, “sta davanti a noi per ricordarci chi è Dio. Non lo fa a parole, ma concretamente, mostrandoci Dio come Pane spezzato, come Amore crocifisso e donato”. E qui sta anche il discernimento. “Quando si profila la croce, la prospettiva del dolore, l’uomo si ribella… La croce non è mai di moda: oggi come in passato. Ma guarisce dentro. È davanti al Crocifisso che sperimentiamo una benefica lotta interiore, l’aspro conflitto tra il ‘pensare secondo Dio’ e il ‘pensare secondo gli uomini’… La via di Dio rifugge da ogni imposizione, ostentazione, da ogni trionfalismo, è sempre protesa al bene altrui, fino al sacrificio di sé”. Può accadere di mettere il Signore “in disparte”, “senza lasciarci conquistare dalla logica di Gesù”. Ma Egli ci accompagna nella lotta interiore “perché desidera che, come gli Apostoli, scegliamo la sua parte”. Dedicare tempo all’adorazione è fondamentale: “Lasciamo che Gesù Pane vivo risani le nostre chiusure e ci apra alla condivisione, ci guarisca dalle nostre rigidità e dal ripiegamento su noi stessi”.

Il Papa: “Non accontentiamoci di poco”

Infine il cammino dietro a Gesù ma anche con Gesù. “Il cammino cristiano non è una rincorsa al successo, ma comincia con un passo indietro, con un decentramento liberatorio, con il togliersi dal centro della vita”. Così, dall’ammirazione sterile si passerà all’imitazione concreta di Cristo. Camminare dietro a Gesù significa “andare avanti nella vita con la sua stessa fiducia, quella di essere figli amati di Dio. È percorrere la stessa via del Maestro, venuto per servire e non per essere servito”. Ma significa anche lasciare che l’incontro con lui nell’Eucaristia ci trasformi, come ha trasformato i santi. “Come loro, non accontentiamoci di poco; non rassegniamoci a una fede che vive di riti e di ripetizioni, apriamoci alla novità scandalosa del Dio crocifisso e risorto, Pane spezzato per dare vita al mondo”.

Damiano Mattana: