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MERS, IL NUOVO EBOLA TERRORIZZA IL MONDO

Una nuova minaccia si diffonde in estremo oriente. Un killer invisibile, imprevedibile e poco conosciuto che ha già mietuto le sue prima vittime. Proprio nei giorni in cui in Sierra Leone e Guinea tornano pericolosamente a crescere i casi di Ebola in Corea del Sud scoppia l’epidemia di Mers. Almeno 122 sono le persone contagiate sino a ora e oltre 3mila e 800 quelle messe in isolamento in via preventiva, quanto basta far scattare l’allarme nel Paese e non solo, con l’Oms già pronta a intervenire per scongiurare il diffondersi della malattia. Dieci, sinora, le vittime: l’ultima è un uomo di 65 anni, infettato in ospedale, dove si trovava per sottoporsi a una terapia per un tumore ai polmoni. Lo scenario sembra quello del 2003, quando in 299 morirono di Sars nella sola Hong Kong. E c’era chi parlava di una nuova “influenza spagnola”, come quella che falcidiò l’Europa durante gli anni della prima guerra mondiale. A far scattare l’allarme è proprio la similitudine con la Sindrome acuta respiratoria grave, visto che attacca i polmoni ed è originata da un coronavirus, il Mers-Cov. L’acronimo significa Sindrome respiratoria acuta mediorientale, visto che il primo caso è stato riscontrato nel 2012 in Arabia Saudita. Gli organismi ospiti sarebbero i cammelli, animali tra i più diffusi in quelle aree geografiche, ma la maggior parte dei quasi 2mila contagi avvenuti in tali zone è avvenuto per contatto diretto da uomo a uomo. Il virus ha dunque “fatto il salto”: per evitare la patologia non è più sufficiente stare lontani dai quadrupedi con la gobba.

Venticinque sono i Paesi in cui è stato registrato almeno un caso, tra questi, oltre a quelli mediorientali, ci sono anche Usa, Filppine, Malesia, Grecia e addirittura l’Italia. La crisi più imponente si registra, però, fra Cina e Corea, dove l’allerta è ai massimi livelli. Il paziente zero con cui Seul ha dovuto fare i conti è stato un uomo di 68 anni tornato da poco da un viaggio nella penisola araba. L’uomo si è sentito male dopo il rientro nel paese e ha visitato diversi ospedali e cliniche, prima che il contagio gli fosse diagnosticato. Quindi, potrebbe essere venuto in contatto con molta gente e gli ospedali, in questo momento, sono visti come i più pericolosi luoghi di contagio. Nonostante il numero delle persone decedute sia ancora basso il tasso di mortalità riscontrato è di circa il 37%, dunque più alto di quello stimato per la Sars (che si aggirava intorno al 15%). I sintomi sono facilmente confondibili con quelli dell’influenza classica: febbre, tosse, difficoltà respiratorie che possono degenerare in polmonite, ma anche, nei casi più gravi, disturbi gastrointestinali e insufficienza renale. Ma in alcune circostanze la malattia si è presentata senza segni specifici: il paziente è morto senza preavviso.

Le persone più a rischio sono gli anziani, gli immunodepressi, i malati cronici. Il vero problema però è un altro: della Mers si sa poco o niente. Non c’è un vaccino, una profilassi: la sopravvivenza dipende dalla resistenza fisica e da cure immediate. Così come non è noto l’esatto meccanismo di trasmissione: sembra quasi certo che non avvenga per via aerea, bensì per contatto diretto. Dunque la prevenzione può essere un’arma importante per evitare una diffusione incontrollata. Igiene, utilizzo di mascherine e adeguate procedure di disinfezione – specie per gli operatori sanitari – sono le pratiche consigliate. In Medio Oriente l’Oms si è spinta a diffidare la popolazione, in particolare quella povera, a bere urina di cammello per dissetarsi.

Se non è la mortalità è proprio il giallo legato a cause e diffusione della Mers a fare più paura. Hong Kong, ancora scottata per il caso Sars, ha sconsigliato i viaggi non necessari in Corea del Sud. Misura che l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha tuttavia considerato eccessiva. Ieri un’area vicino a una clinica dentro una stazione della metro del territorio semiautonomo cinese è stato chiuso perché una donna, di ritorno dalla Sud Corea, mostrava sintomi d’influenza. Taiwan e Giappone hanno previsto limitazioni per le persone che arrivino dalla Corea del Sud e presentino sintomi. Le autorità sudcoreane stanno cercando di limitare l’allarmismo. Ma la presidente Park Geun-hye è stata costretta a cancellare il viaggio di stato negli Stati Uniti, previsto tra il 14 e il 18 giugno. A questo si è aggiunta la chiusura di circa 2mila scuole del Paese.

Ma i danni non sono solo sociali, è anche l’economia a soffrire per il contagio. Le esportazioni hanno subito un duro colpo, tanto da spingere la Banca di Corea a tagliare il tasso di riferimento al minimo record dell’1,5 per cento. “L’impatto complessivo della Mers è ancora incerto – ha detto il presidente dell’istituto – ma noi pensiamo che sia meglio agire preventivamente per contrastare il suo impatto negativo sull’economia”. Senza contare l’impatto sul turismo, con oltre 54mila visite cancellate. Tutto per un piccolo, mortale, e misterioso nemico.

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