Trent’anni fa, la giornalista Ilaria Alpi e il suo operatore, Miran Hrovatin, venivano assassinati da un gruppo armato a Mogadiscio, in Somalia, dove si trovavano per un’inchiesta sui traffici illeciti di armi e rifiuti tossici tra il Paese africano e l’Italia. La premier Giorgia Meloni ha ricordato i due cronisti nel suo intervento alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio Ue.
Meloni ricorda Ilaria Alpi
“Permettetemi di unirmi al ricordo di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Ricorrono i 30 anni dall’agguato che ha spezzato le loro vite. Ilaria Alpi è una delle donne che ho citato nel mio discorso di insediamento alle Camere, il suo coraggio è il coraggio delle donne italiane e a lei dobbiamo essere tutti grati, in particolare le donne”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni durante la replica alla Camera dopo il dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio Ue.
Il duplice omicidio
È domenica 20 marzo 1994, esattamente 30 anni fa, quando Ilaria Alpi viene uccisa a Mogadiscio insieme con il suo operatore Miran Hrovatin: inviati dal Tg3 per documentare la guerra civile somala, vengono freddati nella zona nord della città mentre lavorano a un’inchiesta sui traffici illeciti di armi e rifiuti tossici tra la Somalia e l’Italia. Dopo una lunga e controversa vicenda, che ha coinvolto commissioni parlamentari, presunti tentativi di depistaggio, incarcerazioni, assoluzioni e richieste d’archiviazione, “la battaglia per la verità va avanti”.
Un’iniziativa alla memoria
È il senso dell’iniziativa organizzata alla Camera da Walter Verini, capogruppo del Partito Democratico in commissione Antimafia, con Mariangela Graimer, portavoce del cartello Noi non archiviamo; Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi; Daniele Macheda, segretario Usigrai; Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio; Beppe Giulietti e Giulio Vasaturo, presidente e avvocato di Articolo 21.
Verità e giustizia
“Abbiamo chiesto e ottenuto la disponibilità a un incontro dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi – annuncia Verini – per fornire tutti i tasselli utili, anzi necessari per sostanziare la richiesta di non archiviare la vicenda: ci sono gli elementi per raggiungere la verità e la giustizia. E la coincidenza dell’approvazione, qualche giorno fa, da parte del Parlamento europeo, di un atto che tutela il servizio pubblico e il giornalismo di inchiesta, è un modo per onorare la memoria di Ilaria e di tutti i giornalisti, da Daphne Caruana Galizia a Anna Politkovskaja, che in questa missione hanno perso la vita”.
Il depistaggio
Grainer non esita a parlare di “grande depistaggio” e ricorda la vicenda del “capro espiatorio” Hashi Omar Hassan, il cittadino somalo condannato fino in Cassazione per l’omicidio di Alpi e Hrovatin, poi assolto – dopo un successivo ricorso – dopo sedici anni di detenzione e ucciso nel 2022 da una bomba sotto il sedile dell’auto. “Siamo in grado di fornire alla procura i pezzi mancanti, se non ci bloccano anche questa volta”, dice. “Oltre a quella di Hashi, sono diversi gli omicidi e le morti dubbie che hanno scandito questa vicenda. Hanno tentato di cancellare tutte le possibili testimonianze: l’autista di Ilaria, il capo della polizia somala per fare qualche esempio. E immediatamente dopo l’agguato sono spariti tutti i documenti e le foto”.
I dossier di Ilaria Alpi
E ancora: “Nella scrivania di Ilaria abbiamo ritrovato dossier sulla tangentopoli della cooperazione, uno dei quali sulla Somalia. Lei aveva individuato alcuni peccati capitali, traffici illeciti di ogni tipo, in cambio di armi per la guerra civile. Lavorava su questo”. Tra le tante iniziative, da Trieste a Napoli a Latina, da Ronchi dei Legionari a Parma, dedicate al trentennale dell’omicidio Alpi-Hrovatin, domani al liceo Tito Lucrezio Caro di Roma sarà presentato un murales dedicato a Ilaria – che lì si diplomò nel 1980 – e a Miran, in una giornata di approfondimento e incontro con gli studenti, con la partecipazione di don Luigi Ciotti.
Impegno per non archiviare
“È un dovere portare sulla spalle la vicenda Alpi-Hrovatin – sottolinea Giulietti – e per questo è fondamentale il coinvolgimento dei ragazzi. Se se ne parla ancora dopo trent’anni, è proprio per la passione di popolo che ha sempre accompagnato questa battaglia. Il nostro slogan deve diventare ‘per amore delle vittime non possiamo tacere’. Non sono affari di famiglia, ma affari della Costituzione”. La Federazione della stampa “c’è e ci sarà anche in sede giudiziaria a sostegno dell’impegno per non archiviare“, assicura Di Trapani. Un obiettivo condiviso anche dall’Usigrai, dall’Ordine dei giornalisti e dalla Rai. “Voglio ricordare la battaglia per il reinserimento, nella bozza di Contratto di servizio, dell’articolo che individua tra gli obblighi del servizio pubblico la valorizzazione del giornalismo di inchiesta. Ilaria e Miran – conclude Natale – ne sono stati interpreti di straordinaria efficacia”.
Fonte: Ansa