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Meeting di Cl, il richiamo di Draghi: “Ai giovani diamo di più”

Tra futuro e pandemia, l'ex direttore della Banca centrale europea chiede attenzione alle nuove generazioni: "I sussidi servono a ripartire ma finiranno"

Si apre con Mario Draghi il Meeting per l’Amicizia fra i popoli. Appuntamento perlopiù online, con qualche spazio in presenza ma, naturalmente, adeguato alle normative per contenere l’emergenza sanitaria. E l’ex leader della Banca centrale europea incentra il suo discorso non solo sulle derive socio-economiche della pandemia ma anche sugli effetti a lungo termine che la frenata imposta dal Covid-19 potrebbe sortire sulle nuove generazioni.

“Quando la fiducia tornava a consolidarsi e con essa la ripresa economica, siamo stati colpiti ancor più duramente dall’esplosione della pandemia: essa minaccia non solo l’economia, ma anche il tessuto della nostra società, così come l’abbiamo finora conosciuta; diffonde incertezza, penalizza l’occupazione, paralizza i consumi e gli investimenti”.

Sussidi e certezze

Il messaggio di Draghi è chiaro: è ai giovani che occorre dare di più. C’è bisogno, ha spiegato, di piani strutturati che possano sopperire ai limiti della politica dei sussidi. “In questo susseguirsi di crisi i sussidi che vengono ovunque distribuiti sono una prima forma di vicinanza della società a coloro che sono più colpiti, specialmente a coloro che hanno tante volte provato a reagire”.

“I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani – ha detto ancora Draghi – bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri”.

Draghi, proteggere il futuro

Un’attenzione ai più giovani che, naturalmente, passa dalla risposta necessaria ai nodi principali che, in questi giorni, affollano il tavolo del governo. La riapertura delle scuole innanzitutto, ma non solo: “Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre”.

“Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro – ha concluso – è una delle forme più gravi di diseguaglianza“.

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